Trump è avvertito. Il regime della paura è pronto a colpire in ogni momento e la minaccia bellica può diventare realtà. Kim Jong Un, dittatore della Corea del Nord, ha inviato il suo biglietto da visita 'atomico' al neopresidente degli Stati Uniti: un missile balistico a medio-intermedio raggio lanciato nei pressi della città di Kusŏng che ha viaggiato per circa 500 chilometri prima di cadere nelle acque del mare del Giappone. Lo riporta la Cnn citando fonti del ministero della Difesa della Corea del Sud.
Kim Jong ha scelto di fare svolgere il primo test missilistico da quando Trump si è insediato alla Casa Bianca, guarda caso proprio nel giorno in cui il presidente Usa ha ricevuto il premier giapponese Shinzo Abe e all'indomani del colloquio telefonico del disgelo avuto dal 'Commander in chief' con il leader cinese Xi Jinping.
Corea del Nord, esperti al lavoro per capire che missile sia stato lanciato
Di test nucleari e missilistici, il dittatore coreano ne ha fatti fare tanti in questi anni. Ma nel suo discorso di Capodanno ha annunciato che il Paese si stava preparando a lanciare il primo missile balistico intercontinentale e che quindi questa volta era vicino a raggiungere l'eccellenza atomica e poteva "colpire le città degli Stati Uniti".
Un pericolosissimo ordigno era dunque paventato, se non 'atteso' dagli Usa e dai suoi alleati asiatici nemici della Corea del Nord, che solo nel 2016 ha compiuto una ventina di test missilistici a raggio medio e intermedio, alcuni falliti. Gli esperti del Pentagono e i militari sudcoreani al lavoro per capire che tipo di missile sia stato lanciato, hanno appurato che si è trattato di un missile balistico a medio-intermedio raggio e non intercontinentale come minacciato da Pyongyang.
Il che significa che il vettore non aveva una gittata tale da arrivare a colpire il territorio Usa, ma un simile ordigno può arrivare al Giappone dove c'è una base americana o all'isola di Guam, altra strategica base aeronavale americana. Per non parlare del territorio sudcoreano che è proprio nel raggio di fuoco.
Test missilistico, immediata la condanna di Washington, Tokyo e Seul
E pensare che Trump quando è stato informato della 'provocazione' nord coreana, aveva amabilmente giocato a golf e cenato col premier nipponico dandone conto in un tweet in cui esprimeva piena soddisfazione per l'ottima riuscita dell'incontro.
A working dinner tonight with Prime Minister Abe of Japan, and his representatives, at the Winter White House (Mar-a-Lago). Very good talks!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 11 febbraio 2017
Il premier giapponese Shinzo Abe in una video dichiarazione congiunta con il presidente americano, anch'essa pubblicata sull'account twitter presidenziale, ha definito "assolutamente intollerabile" il nuovo test nord coreano, ammonendo al "rispetto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite" .
"Voglio che tutti capiscano e sappiano che gli Stati Uniti sono al 100% al fianco del Giappone, un grande alleato", ha aggiunto Trump, parlando dal resort di Mar- a- lago in Florida dove aveva ospitato il leader nipponico.
#ICYMI: Joint Statement with Prime Minister Shinzo Abe on North Korea. pic.twitter.com/qEC87FKB1D
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 12 febbraio 2017
Anche il ministero degli Esteri della Corea del Sud, ha condannato il test missilistico affermando che "la dimostrazione di forza rispetto alle nuove dure prese di posizione di Washington, non è solo una violazione esplicita e chiara delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza, ma anche una grave minaccia per la pace e stabilità della penisola coreana e la comunità internazionale nel suo complesso, che dimostra la natura irrazionale del regime di Kim Jong Un, fanaticamente ossessionato dallo sviluppo nucleare e missilistico".
E Mattis, il nuovo capo del Pentagono che era stato in visita a Seul proprio la settimana scorsa, aveva annunciato che ogni tentativo di attacco da parte della Corea del Nord avrà "una risposta schiacciante".
Trump in campagna elettorale aveva annunciato sempre via Twitter che da presidente avrebbe parlato con il dittatore Kim Jong Un. "Lo inviterei alla Casa Bianca. Potremmo farci un hamburger davanti a un tavolo di lavoro", aveva scritto. Forse ora ha cambiato idea.