Chi aspettava i fuochi d'artificio non è rimasto deluso. La Direzione del Pd, ha approvato la linea di Renzi, che dà mandato al Presidente del Partito Matteo Orfini di convocare l'Assemblea del Partito con il compito espresso di convocare il congresso entro breve. Renzi, ufficialmente si "autoassolve" e scarica sull'Assemblea la decisione bollente - scontata - di portare il Pd al congresso in primavera e preparare così il partito al voto. Non va allo scontro frontale, ma lo fa con i mezzi che lo statuto gli offre. Renzi sa, ormai, che la sua è diventata una corsa contro il tempo.
E lo sanno anche i suoi avversari interni, che provano in tutti i modi a rallentarne i progetti.
Per uno come Renzi, abituato a correre, è un logorio difficile da reggere e in più di un passaggio della sua relazione, questa insofferenza ha faticato a rimanere sui binari della serenità. Lo si è capito chiaramente nel corso della sua replica a Michele Emiliano, durante la quale, si è imposto una sorta di smiley, nel tentativo di mitigare la durezza di toni troppo diretti per essere smorzati.
La 'trappola' della minoranza contro Renzi
Che fosse una direzione seria, si era intuito già nei giorni scorsi e gli interventi dal podio lo hanno confermato. Ma che la minoranza fosse, e sia tuttora realmente agguerrita, lo si è capito anche sul finire, quando, ad esempio per voce Nico Stumpo, gli avversari interni a Renzi hanno provato a forzare la mano e imporre la votazione anche sulla loro mozione.
Lo stratagemma architettato dai maggiorenti di un tempo è stato quello, di legare la loro mozione al sostegno al Governo Gentiloni e imputare alla bocciatura del documento, il mancato sostegno della Direzione all'Esecutivo, forzando su un dato politico, che in pochi in verità hanno letto.
'Renzi é ancora il leader della sinistra?'
Più passa il tempo e più quel Governo Gentiloni, nato per guidare una transizione breve si sta rafforzando ogni giorno di più. L'ultimo sponsor indiretto è arrivato da Romano Prodi, che frena sulle elezioni e come molti prima di lui richiama al "senso di responsabilità". La sensazione è che Renzi fatichi sempre più a muoversi in un contesto dove il tempo erode il suo consenso, sia interno che esterno.
Se anche uomini dati fino a ieri in linea con il capo del partito, come il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, esprimono la loro contrarietà alla convocazione del congresso del partito; se un suo alleato di sempre come l'ex Presidente della Repubblica Napolitano, invoca il rispetto dei tempi naturali della legislatura, si ha l'impressione di un isolamento a sinistra abbastanza palese. La domanda é: fino a che punto Renzi vorrà e avrà la forza di portare avanti questo strappo nel partito? E proprio Cuperlo, il suo competitor sconfitto alle primarie che incoronarono Renzi Segretario, in un recente colloquio con l'ex Capo del Governo si chiedeva: "ma può essere leader chi si é reso autore di uno strappo così forte di una parte importante della sinistra italiana?". Ad oggi conosciamo solo la domanda. La risposta, forse, arriverà nelle prossime settimane.