Dopo le polemiche degli ultimi giorni interne a Sinistra Italiana, era nell'aria il ritiro della candidatura a segretario nazionale di Arturo Scotto, il quale questa mattina ha ufficializzato la decisione con una lettera, di cui diffondiamo ampi stralci.
Arturo Scotto ritira la candidatura a segretario di Sinistra Italiana
"Volevamo rappresentare una sinistra che non fosse schiacciata tra le compatibilità e il minoritarismo. Una sinistra nuova, con un punto di vista autonomo sul mondo e in relazione con coloro che hanno a cuore l’idea di ricostruire un nuovo centrosinistra alternativo al renzismo e alla terza via.
Abbiamo contribuito a fare uscire dalla clandestinità il congresso. Questa idea, così impopolare fino ad appena qualche giorno fa, adesso sembra riprendere quota: il coraggio delle idee serve e funziona. Evidentemente è stato utile dire le cose come stanno, provare a spostare in avanti l'orologio della politica. Perché non serve a nulla arrivare prima se non si convincono gli altri a cambiare orientamento. Sarebbe meglio se questo fosse riconosciuto pubblicamente, soprattutto dopo mesi di nostra solitudine, su di una linea che ha visto in tanti passaggi caricature e persino anatemi. La cultura del dubbio deve tornare, anche a sinistra. Così come ho combattuto la dicotomia amico/nemico, che ha devastato tanti partiti, compreso i nostri.
Ritiro la candidatura a Segretario. Non brigo per posti, ma non sono abituato a candidarmi a gestire qualsiasi linea politica. Non mi è stato concesso di far vivere pienamente questo punto di vista nonostante avessimo attivato forze e contenuti, con tanti compagni tornati a militare e a iscriversi. Purtroppo il vero nodo sembra essere solo il tema del comando del partito.
Se da una parte si parla di partecipazione e di sovranità degli iscritti, dall'altra si impedisce di fatto che gli iscritti decidano, disconoscendo il principio sempre evocato di "una testa, un voto", negando le assemblee nei territori e avvelenando i pozzi sulla regolarità del tesseramento, peraltro validato dalla commissione congressuale.
Fino a far circolare accuse dirette e indirette nei confronti di parlamentari, amministratori e dirigenti locali. Non certo un contributo alla distensione del clima. Mi auguro che qualcuno, prima o poi, chieda scusa. Le modalità di svolgimento delle assemblee territoriali è decisiva: la commissione congressuale, venendo meno alla funzione di garanzia, ha deciso a maggioranza di non garantire a tutti il diritto di esprimersi. Avevo chiesto poi di cambiare la ragione sociale del Congresso, aprendoci a quanto si muove al di fuori di noi, in un contesto che potrebbe portare a sviluppi inattesi nei prossimi giorni. Fondare in queste condizioni l'ennesimo partito provvisorio mi sembrava sbagliato e ingannevole verso i militanti di ogni orientamento.
A cosa serve, qui e ora, questo congresso? Non sarebbe stato più ragionevole trasformarlo in un appuntamento aperto e largo, al servizio di un progetto più grande? Qualcuno ha scambiato questa proposta per attendismo manovra. Invece era un appello vero alla gestione unitaria di un passaggio delicato per la vita della sinistra. Per questo mi fermo qui. Il campo non è contendibile. Vale per me che sono deputato, varrebbe per qualsiasi altro iscritto. Le regole non sono condivise e vengono usate come un elastico da chi controlla la macchina: si rischia solo di allargare fratture. Mi fermo qui ma resto a combattere da iscritto e deputato di Sinistra Italiana. Chi mi ha sostenuto in questi giorni farà la propria battaglia su un'idea di politica aperta e inclusiva, per una sinistra ecologista, popolare e di governo a partire dai congressi territoriali.
A Roma il 12 febbraio aprirò il confronto con tutti, perché serve una Sinistra italiana capace di costruire un campo di forze di progresso che si candidi a governare il paese e non ad agitare una bandierina identitaria. Un appuntamento nazionale per discutere, metterci in ascolto e in cammino".