Una grande frode ai danni delle casse dell'Unione Europea. Un'indagine che l'OLAF (l'Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode) sta conducendo su molti membri del parlamento europeo, rei di aver fatto richiesta di rimborsi per migliaia di euro su denaro impiegato, però, in patria. Al centro dell'inchiesta sarebbero finiti partiti che da anni conducono campagne politiche anti-europa, tra questi: il Front National di Marine Le Pen, l'Ukip di Nigel Farage e il partito conservatore del polacco Jaroslaw Kaczynski; nello specifico sono accusati di aver assunto come assistenti parlamentari, dei familiari che pur essendo stipendiati da Strasburgo operavano per il partito.
Cosa è emerso dall'indagine
Si passa dalla badante della madre del leader polacco Jaroslaw Kaczynski, spacciata per assistente parlamentare, ai finti assistenti del Front National e dell'Ukip, senza dimenticare poi le "fondazioni" (sempre dell'Ukip) che prendevano fondi Ue per sostenere progetti europei, impiegati poi per la campagna di uscita dal Regno Unito. Questi alcuni dei casi emersi nel corso dell'indagine che ha come obbiettivo finale la restituzione di questi finti rimborsi, si parla di cifre per milioni di euro.
I casi italiani
Nell'inchiesta sono finiti anche europarlamentari italiani: Lara Comi (Forza Italia), Daniela Aiuto e Laura Agea (M5S), Riccardo Nencini (LegaNord) e Antonio Panzeri (PD); la prima ha assunto la madre come assistente parlamentare ed ora dovrà restituire i 126mila euro percepiti dalla signora tra il 2009 e il 2010, le eurodeputate grilline sono indagate per aver chiesto rimborsi -si parla di diverse migliaia di euro- per delle ricerche che poi si sono rivelate quasi tutte copiate da siti internet come Wikipedia (Daniela Aiuto) e per aver assunto come assistente un imprenditore che non aveva però tempo di seguirla nel suo incarico europeo (Laura Agea), il signor Nencini invece avrebbe dovuto restituire circa 445mila euro ma ha evitato il rimborso perché caduto in prescrizione, mentre Panzeri ha presentato ricorso davanti alla richiesta di 83mila euro.
Qui però si tratta, sempre secondo l'indagine, di casi isolati e autonomi non riconducibili a logiche di partito; infatti la stragrande maggioranza dei 73 parlamentari eletti ogni cinque anni rispetta alla lettera le regole.