Washington, Casa Bianca. Trump si prepara a quella che probabilmente è la sua più grande scommessa, giù le tasse alle imprese per far crescere il PIL. L'obiettivo è la crescita al 3%. Per far questo il presidente vuole abbattere la tassazione sulle imprese americane al 15%, rispetto ad uno schema che prevede di arrivare fino al 38% di tasse. L'idea è che se gli imprenditori, che sono persone buone, risparmiano sulle tasse reinvestono nelle loro aziende rilanciando la crescita occupazionale ed i consumi.

L’obiettivo è creare una tassa unica per tutte le aziende ed il piano è a dir poco audace.

L’ufficializzazione dovrebbe arrivare in giornata. Anche questa volta come ha fatto sul tema tanto controverso dell'immigrazione e come sta facendo sulla scena internazionale, il Presidente intende tener fede alle promesse fatte in campagna elettorale. L’abbattimento della pressione fiscale è uno dei sui cavalli di battaglia di politica interna, e le sconfitte subite sui temi delle espulsioni di massa e della riforma sanitaria bruciano ancora.

Stato che tartassa, complica e spreca

Se le imprese non sono sottoposte alla stretta fiscale sono più redditizie, assumono nuovi dipendenti e reinvestono i propri capitali. Inoltre accrescono produttività, salari e stipendi che a loro volta generano una spinta ai consumi motore di tutte le economie contemporanee.

Fin qui gli slogan, ma come sanno bene nel centro destra italiano ed europeo la ricetta è tutt'altro che di facile attuazione. I bilanci statali dovrebbero fare a meno subito di denaro pronto in cassa per vedere, forse, l'effetto della ripresa tra due o addirittura tre anni. Per questo motivo questa scommessa, o sarebbe meglio dire azzardo, non è ancora stata tentata in nessuno dei grandi paesi occidentali e se Trump riuscirà sicuramente farà scuola per tutti.

Nessuno al di fuori di lui oggi può tentare un paradigma diverso dell'economia imbrigliata nelle maglie di un capitalismo del debito che non lascia scampo a nessuno, cittadini, imprese e stati nazionali. È forse venuto il momento di sparigliare le carte, di irrompere pesantemente nello schema di gioco per vedere l'effetto che fa?

E se avesse ragione l'inquilino della casa Bianca?

Anche se non fossimo della stessa idea politica del Presidente c'è da sperare che lo faccia e che funzioni. Alla peggio non funzionasse gli Stati Uniti avrebbero qualche ulteriore debito, assomigliandoci sempre di più.