"Particolarmente sofferente" è questo quanto hanno riferito i medici del pronto soccorso del Policlinico Gemelli di Roma quando hanno prestato le prime cure al vice presidente della camera Luigi Di Maio. Questo è quanto riferisce l'Ansa, secondo la quale, il notissimo esponente del movimento cinque stelle ha avuto un malore nel primo pomeriggio per un problema intestinale. I medici del policlinico romano, il dottor Giovanni Doglietti e il dottor Antonio Gasbarrini, hanno affermato che: "il paziente ha accusato dolori addominali e che non è niente di grave" ma hanno deciso comunque di trattenere il politico in ospedale per accertamenti di routine.

Il vice presidente della camera ha, cautamente, annullato tutti i prossimi impegni previsti per l'imminente weekend. Di Maio era atteso a Sassari per un incontro, ma i proponenti avevano comunque reso nota la sua assenza per "improrogabili impegni istituzionali"

Secondo ricovero in un mese per esponenti M5S

Questo è il secondo ricovero nel giro di un mese per un esponente di quello che è ormai (almeno secondo i sondaggi) il primo partito italiano ed ancora in crescita continua. Ricordiamo a febbraio il lieve malore della sindaca romana Virginia Raggi, ricoverata al policlinico San Filippo Neri e poi dimessa nella serata, in tempo per incontrare gli esponenti del progetto Stadio della Roma: "Sto bene" aveva rassicurato il sindaco i suoi cittadini sul suo profilo facebook dopo le dimissioni nel tardo pomeriggio.

Cattive notizie per il movimento anche nella mattinata di oggi quando sono arrivata la notizia che Beppe Grillo e l'onorevole Alessandro Di Battista risulterebbero indagati dalla procura di Genova per diffamazione in seguito alla querela di Marika Cassimatis, l'attivista cinquestelle prima candidata e poi ritirata dallo stesso Grillo alla corsa per la poltrona di sindaco del capoluogo ligure: "Noi come Davide e Golia, questa è la nostra battaglia" così la Cassimatis commenta causticamente sui social la questione dell'esautorazione da parte del movimento che gli aveva negato oltre alla candidatura anche l'utilizzo del simbolo.