Mentre Trump si appresta ad incontrare i capi dei musulmani a Riad, in patria si addensano nubi sempre più nere sulla Casa Bianca. Le indagini sul caso Russiagate stanno coinvolgendo non solo il presidente, ma persino la sua famiglia. Stavolta è suo genero Jared Kushner, marito di Ivanka e consigliere alla Casa Bianca, a subire le attenzioni dell’Fbi.

La visita di Trump in Arabia Saudita

Al suo arrivo a Riad, il presidente Trump è stato accolto dal re dell’Arabia Saudita. L’agenda di Trump prevede l’incontro con 50 leader musulmani nel pomeriggio.

Il meeting si incentrerà sulla lotta all’estremismo e al terrorismo islamico, come affermano le note diffuse in anteprima dalla Casa Bianca. Il presidente americano si appellerà al senso di coesione dei Paesi musulmani nella guerra al terrorismo. Tra gli inviti che Trump rivolgerà ai leader musulmani, vi sarà quello di combattere gli estremismi islamici, continuare la caccia ai militanti armati di Allah, impedire il flusso di ritorno dei foreign fighters negli Usa e nell’Unione Europea. Domani Donald Trump incontrerà Benyamin Netanyahu e Abu Mazen, a cui chiederà di avviare dei passi decisivi per raggiungere finalmente la pace tra Palestina e Israele. Ad affermarlo è il sito della Casa Bianca, ma fonti statunitensi aggiungono ulteriori dettagli.

Il presidente americano – dicono i media – farà i primi passi per riavviare i negoziati tra i due Paesi, tra le richieste rivolte ad Israele vi sarà quella di frenare l’avanzata degli insediamenti nei territori occupati e prodigarsi per migliorare l’economia palestinese. Ad Abu Mazen rivolgerà l’invito a finire l’istigazione e la violenza contro lo stato ebraico.

In patria lo attende una bufera

I federali vogliono intanto interrogare il genero di Donald Trump, Jared Kushner, in quanto lo ritengono in qualche modo coinvolto nel caso Russiagate. Ma non sono solo i sospetti che l’Fbi nutre nei confronti del Presidente in persona, e della sua famiglia, a dover far impensierire il tycoon.

L’attenzione degli oppositori di Trump, infatti, è tutta incentrata sugli sviluppi riguardo alle vicende del Russiagate. L’attacco più duro gli arriva da Tom Perez, il presidente del Partito Democratico americano. Perez ha affermato che il nuovo inquilino della Casa Bianca è il presidente più pericoloso che gli statunitensi abbiano mai avuto nel corso della loro storia. “Deve andarsene”, ha detto perentorio il presidente dei democratici. E non è l’unico a pensarla in questo modo. Sono settimane, infatti, che tra le file dei democratici si fa il tifo per l’impeachment del presidente. Ma sarà difficile che ciò avvenga facilmente, considerato che i repubblicani hanno la maggioranza sia al Senato che alla Camera.

Potrebbero riuscirci nel 2018 quando il Congresso verrà rinnovato con le elezioni di metà mandato.

Evan Williams: chiedo scusa per aver contribuito alla vittoria di Trump

Sarebbe stato l’uso del famoso social network a favorire la vittoria alle elezioni del presidente Trump. A pensarla così è il cofondatore di Twitter, Evan Williams. Durante una lunga intervista al New York Times, Williams ha chiesto scusa agli americani per aver in qualche modo favorito l’ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca. Definendola una brutta cosa, il giovane imprenditore 32enne, spiega che molto probabilmente, senza Twitter, Trump non sarebbe mai riuscito a diventare presidente.