Il Pentagono si sta preparando ad affrontare la sempre più crescente minaccia nordcoreana. La prossima settimana gli statunitensi proveranno ad abbattere, per la prima volta, un missile intercontinentale. L’obiettivo del test è quello di simulare la risposta ad un attacco da parte dei razzi ICBM di Seul, contro il suolo americano. Il sistema di intercettazione è in programma fin dal 2004, ma non è stato mai usato in combattimento o pienamente testato. “Questi test sono predisposti per avere successo – ha detto lo scienziato Philip Coyle – e ciò che mi lascia stupefatto è che così tanti di loro hanno fallito”.

L’arsenale balistico americano

Al momento gli americani posseggono 32 intercettatori situati nei depositi di Fort Greely in Alaska e 4 a Vandenberg, a nord di Los Angeles. Ma il Pentagono conta di aggiungerne altri 8, per un totale di 44, per la fine di quest’anno. Il quartier generale della difesa ha presentato questa settimana al Congresso, un budget di spesa di 7,9 miliardi di dollari per il sistema difensivo missilistico, inclusi 1,5 miliardi per quello a terra. Nel programma è incluso anche il Patriot realizzato per abbattere vettori balistici a corto raggio e il THAAD – High-Altitude Area Defense – che gli Usa hanno installato nella Corea del Sud per farsi scudo contro i razzi a medio-raggio dei nordcoreani.

L’amministrazione di Trump non ha ancora rese note le sue intenzioni sul sistema di difesa, ma il presidente ha recentemente ordinato al Pentagono di intraprendere un revisione del sistema missilistico. Alcuni esperti dicono che l'attuale strategia per abbattere i razzi ICBM, basata sugli intercettatori, è troppo costosa e inadeguata.

Tutto questo per dire che sarebbe un approccio molto più fruttuoso distruggere o disabilitare i vettori prima che possano essere lanciati, possibilmente con un cyberattacco.

Test non propriamente brillanti

L’intercettatore americano ha precedenti non propriamente brillanti: hanno avuto successo solo 9 dei 17 tentativi effettuati, a partire dal 1999, per distruggere missili di portata non intercontinentale.

E' andato a buon fine solo il test compiuto nel 2014, ma ad esso sono seguiti tre fallimenti. Il sistema è stato creato da Ronald Reagan nel 1983, denominato “Star Wars” faceva parte del piano militare multi-miliardario ideato per contrattaccare la minaccia missilistica dell’Urss durante la Guerra Fredda. Ora per gli americani il nemico numero uno è la Corea del Nord. Il Pentagono si sta quindi preparando a rispondere alle minacce del dittatore di Kim Jong Un, il quale ha giurato di lanciare un missile nucleare armato capace di raggiungere il territorio americano. Ha già testato un missile balistico intercontinentale, o ICMB, e gli ufficiali del Pentagono sono fermamente convinti che l’obiettivo di Kim sia quello di attaccarli.

Il generale Vincent Stewart, direttore del Defense Intelligence Agency, ha detto questa settimana che “lasciato incontrollato” Kim avrà successo. Gli americani stanno quindi lavorando ad un deterrente che mantenga il dittatore nordcoreano sull’avviso.

Il test di martedì prossimo

Il pentagono ha un’ampia varietà di sistemi balistici difensivi, ma quello pensato per rispondere alla minaccia dell’ICBM di Seul è forse il più impegnativo. I critici dicono che è anche il meno affidabile. L’idea difensiva di base è quella di sparare un razzo nello spazio non appena si presenta la minaccia di un missile ostile. Il razzo rilascia un dispositivo chiamato ”veicolo killer” che usa sistemi interni di direzione, per governarlo lungo il percorso della testata missilistica in arrivo, distruggendola con la forza dell’impatto.Il dipartimento del Pentagono Missile Defense Agency, responsabile dello sviluppo del sistema, ha predisposto il test per martedì prossimo.

Un intercettatore verrà lanciato dalla base Vandenberg Air Force in California e volerà verso l’obiettivo, il quale sarà sparato dall’Atollo Kwajalein nel Pacifico. Se tutto andrà come pianificato, il “veicolo killer” colpirà il finto ICBM sopra l’oceano Pacifico. Il bersaglio sarà un missile creato su misura per simulare un ICBM, il che significa che volerà più veloce dei missili usati nei precedenti test di intercettazione, ha spiegato il portavoce dell’agenzia di difesa missilistica americana, Christopher Johnson. Il bersaglio non è però un modello del vero ICBM nordcoreano. “Conduciamo test sempre più complessi che tengono conto di molteplici scenari man mano che il programma matura ed avanza – ha detto Johnson venerdì – il test contro una minaccia ICBM è il prossimo di questo processo”.

Anche se non è stato programmato per far fronte ad un imminente minaccia della Corea del Nord, i militari osserveranno attentamente i risultati per vedere se sono in grado di abbattere in modo affidabile un piccolo numero di ICBM diretti contro gli Stati Uniti. Il Pentagono è alla ricerca di successi, gli americani infatti sentono crescere la paura, man mano che si diffondono le notizie sulla crescente capacità di minaccia della Corea del Nord. “Non posso immaginare che cosa diremo se il test fallisce” ha detto Philip Coyle, uno scienziato membro del Centro controllo delle armi e della non proliferazione. Coyle è stato a capo dell’ufficio operativo dei test e valutazione dal 1994 al 2001 e ha studiato molto da vicino il sistema difensivo missilistico.