Già fino a qualche anno fa la Cina aveva triplicato i propri investimenti sul continente africano, in termini di grosse aziende, delocalizzazioni di importanti multinazionali e interessi commerciali. Ma ora Pechino sembra voglia fare molto di più. Il governo cinese ormai vede l'immenso continente nero come una grande piattaforma logistica in previsione di una futura espansione in termini geopolitici.

Oggi il governo di Pechino ha preso posizione sul rafforzamento del proprio dispositivo militare in africa decidendo di costruire una grossa base militare "permanente" nel piccolo stato di Gibuti.

Il piccolo stato africano, posizionato a ridosso del Corno d'Africa, è considerato un punto logistico strategico per il controllo dei traffici marittimi fra l'Europa e l'Asia.

Ma per i cinesi la realizzazione di una importante base militare nel piccolo stato africano vuol significare anche accrescere il proprio peso politico in un'area strategica come quella della Penisola Arabica e del Medio Oriente, al pari di americani e russi.

Come cambieranno gli equilibri geopolitici con la base cinese di Gibuti

Di sicuro la realizzazione di una base militare cinese nel cuore del Corno d'Africa comincia a suscitare più di un fastidio, non solo agli americani, che da tempo cercano di mantenere la propria influenza geopolitica, in termini di lotta contro il terrorismo islamico ("Al-Shebaab" in Somalia) e la grave minaccia della pirateria.

La concorrenza cinese sul fronte africano rischia, così, di rompere tutti quegli equilibri che si erano mantenuti dopo decenni.

Anche se rappresentanti del governo di Pechino cercano di rassicurare affermando che la presenza militare in Africa ha il solo compito di difendere il personale e le infrastrutture collegate ad aziende nazionali si comincia ad avere la sensazione che il rafforzamento militare della Cina sul continente nero vada al di là della semplice "autodifesa".

Ma anzi si tratta di una strategia chiara voluta dallo stesso governo cinese atta ad accrescere la propria supremazia, anche con l'utilizzo del proprio apparato bellico.

Del resto i numeri della penetrazione cinese sul campo economico oggi fanno davvero paura. I cinesi monopolizzano l'estrazione di petrolio in diversi stati africani, come il Suda, Sud Sudan, la Guinea Equatoriale, l'Angola.

Parte dei ricavi ottenuti da questa attività estrattiva (parliamo nell'ordine di diversi miliardi di dollari) vengono rinvestiti nella costruzione di porti e infrastrutture portuali lungo le coste dell'Africa orientale, dal Kenya fino al Sudafrica, gestite da grosse aziende e multinazionali sotto il diretto controllo di Pechino.