A meno di una settimana dal voto per il referendum consultivo regionale per l'autonomia, la Lombardia e il Veneto si preparano con un nuovo software elettronico, già controllato dal Ministero dell'Interno, che permette di far votare gli elettori attraverso delle voting machine presenti nelle sedi elettorali. A livello elettronico, queste macchine sono pensate per impedire la falsificazione del voto o l'hackeraggio: durante il voto saranno offline, crittografate e garantiranno la segretezza del voto. Oltre ad essere un ottimo metodo per risparmiare letteralmente migliaia di carte, rendono il conteggio del voto molto più rapido.
Dopo le 23, infatti, i voti vengono trasferiti con chiavetta usb nel computer dell'ufficio elettorale comunale, il quale diffonde in tempo reale, i dati cifrati sulla pagina web 'www.referendum.regione.lombardia.it'. Secondo Diego Chiarion, responsabile del progetto elettronico per il referendum, il tempo medio per votare sarà di trenta secondi. In ogni caso, ci sarà la possibilità di avere code più lunghe, visto che gli scrutatori (pagati da 50 a 130 euro) dovranno spiegare più volte come funziona la compilazione.
Se vince il Sì
Domenica 22 ottobre 2017 si voterà per la richiesta di autonomia regionale in Lombardia e in Veneto. Come già spiegato in un precedente articolo di Blasting News, ci sono molte inesattezze che circolano online: nel caso di vittoria del 'sì' non ci sarebbe il caso di Regione a statuto speciale, poiché il referendum (consultivo per entrambi, ma senza quorum per la Lombardia, con il quorum per il Veneto) serve solo a cominciare le trattative con lo Stato per quale livello di autonomia ottenere, per poi passare all'approvazione del Parlamento.
Le speranze, quindi, di residui fiscali, è molto relativa. Inoltre, c'è anche la possibilità che il governo decida di non dare valore alla consultazione anche perché, se così fosse, darebbe un segnale a tutte le altre regioni italiane di poter fare lo stesso. I presidenti Luca Zaia e Roberto Maroni, entrambi leghisti, sembra che non abbiano motivazioni secessioniste per indurre questo referendum, ma semplicemente vogliono usare degli strumenti che la Costituzione dispone per le regioni tramite l'articolo 116 del Titolo V della Costituzione.
L'unica cosa certa di questo referendum è che porterà ad un'ulteriore divisione. Per ora i votanti guardano alla situazione di Barcellona, sperando di avere la stessa visibilità.