Giunto ormai alla veneranda età di 93 anni, Emanuele Macaluso - dopo essere passato dalle lotte bracciantili in Sicilia e dal fascismo, alla gestione del Partito Comunista nell’Italia repubblicana - ha ancora la forza e il coraggio di parlare con schiettezza della situazione politica. Lo storico amico e compagno di corrente dell’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervistato da Antonello Caporale per Il Fatto Quotidiano, decide di togliersi alcuni sassolini dalla scarpa per criticare la legge elettorale Rosatellum e la gestione del Pd da parte del segretario Matteo Renzi.
E le sue sono parole al curaro contro il politico di Rignano.
Renzi al posto di Letta Jr: la difesa dell’amico Giorgio Napolitano
Che Emanuele Macaluso abbia rappresentato la corrente riformista all’interno del Pci è cosa nota da decenni. Da quando, ad esempio, il compagno Giorgio Napolitano, proprio durante il sequestro Moro da parte delle Br, nell’aprile del 1978 riuscì finalmente ad ottenere l’agognato visto per gli Usa, dove subito si recò per incontrare, tra gli altri, i rappresentanti del Fondo Monetario Internazionale. Una vera svolta politica per il partito allora guidato da Enrico Berlinguer. Ebbene, il ‘riformista’ Macaluso in questa occasione dimostra di non essere per nulla un moderato.
Per prima cosa difende la scelta dell’amico, ex inquilino del Quirinale, di sostituire Enrico Letta con Matteo Renzi a Palazzo Chigi nel 2014. “Solo io so quanto Napolitano abbia stimato e sostenuto Letta”, afferma il politico siciliano che giustifica la scelta come quasi obbligata, perché Letta jr era stato sfiduciato sia dalla direzione che dai gruppi parlamentari Dem.
Con la legge elettorale ‘Renzi voleva togliere di mezzo Gentiloni’
Passando all’analisi della nuova legge elettorale Rosatellum, votata dalla Camera, Macaluso annuncia che Napolitano sta preparando il suo prossimo intervento al Senato proprio per criticare la decisione del governo Gentiloni di porre la fiducia in un modo definito “inappropriato”.
La sua conclusione è che “Renzi voleva togliere di mezzo Paolo Gentiloni” perché lo considera solo un “intralcio” alla sua “ricandidatura”. Una legge elettorale che lui considera “sbagliata”, votata in un modo “fuori dalle regole parlamentari” imponendo una irrituale “fiducia del governo”. Con il risultato che adesso Gentiloni si è “bruciato” e l’ipotesi di larghe intese Renzi-Berlusconi (quest’ultimo definito “alleato eterno”) diventa la più probabile.
Pd verso ‘seconda scissione’ in caso di patto con Berlusconi
Dopo aver ricordato di non essere mai stato un iscritto del Pd, Emanuele Macaluso enuncia la fosca previsione che, in caso di costruzione di un “nuovo ponte” tra Renzi e Berlusconi, già nei prossimi mesi il Pd si potrebbe avviare verso una “seconda scissione”, dopo quella messa in atto da Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema.
Il Nazareno ormai sarebbe divenuto un “luogo di incontro per personaggi minori”. Insomma, una “specie di partito pigliatutto”. E la nuova legge elettorale non otterrà altro risultato che fornire “propulsione ed energia al movimento grillino che stava invece e fortunatamente declinando”. Anche Giuliano Pisapia, per concludere, a Renzi “sta sullo stomaco” perché considerato un “intralcio”.