La plenaria del Parlamento Europeo ha dato il via libera alla riforma del regolamento di Dublino. I sì sono stati 390, 175 i no, 44 gli astenuti. La palla passa ora al Consiglio europeo. Prima di entrare nel merito del testo della riforma, segnaliamo le polemiche riguardanti il voto contrario del Movimento 5 Stelle ed il non voto della Lega Nord. Si sono invece espressi a favore della modifica i parlamentari del Partito popolare europeo, socialisti e Sinistra unitaria. Volendo sintetizzare ulteriormente, Forza Italia e Pd, insieme a Mdp e Possibile, hanno votato sì, a differenza del no dei grillini e l'astensione della Lega.
Cosa pensano M5S e Lega
Secondo il Movimento 5 Stelle, qualora la riforma andasse in porto si trasformerebbe in breve tempo in una vera e propria gabbia per l'Italia, che si vedrebbe costretta - secondo il giudizio dei 5 Stelle - a gestire da sola i migranti economici. A spiegarlo è l'eurodeputata Laura Ferrara, le cui dichiarazioni sono state riprese dal Fatto Quotidiano. La Ferrara ha sottolineato come per quest'ultima categoria l'Unione Europea non preveda alcuna solidarietà né ricollocamento né tantomeno una condivisione degli oneri fra tutti gli Stati dell'Ue.
Nel suo intervento, la parlamentare del M5S ha criticato pesantemente la Lega Nord, parlando di "genuflessione di chi non vuole schiacciare i piedi al padrone Berlusconi".
La replica del Carroccio non si è fatta attendere, affidata direttamente al segretario Matteo Salvini: "Dire solo no come i grillini significa solo aiutare - ha spiegato il leader della Lega - il business delle cooperative". Per spiegare la scelta di astenersi dal voto, Salvini ha affermato di non aver "lo stesso entusiasmo di Pd e Forza Italia", rivelando come obiettivo l'ottenimento del risultato attraverso una trattativa, "perché peggio di così non può andare".
Come cambierebbero le regole di Dublino
Attraverso la riforma, il Parlamento europeo si appresta a ridefinire le regole di Dublino, ovvero quelle che determinano quale stato dell'Unione Europea sia responsabile del trattamento di una richiesta d'asilo. Con la nuova proposta, si prevede una riforma del regolamento. Qualora passasse, il Paese dove sbarca il richiedente asilo non sarebbe più automaticamente ed il solo responsabile della valutazione della domanda di protezione internazionale.
Inoltre, i richiedenti sarebbero ridistribuiti in tutti i Paesi membri e ricollocati in maniera celere e automatica. Gli Stati dell'Unione Europea che non dovessero accettare il sistema a quote vedrebbero ridursi l'accesso ai fondi Ue. A "rischiare" maggiormente, allo stato attuale delle cose, sono Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Polonia, ovvero quei Paesi i cui eurodeputati hanno votato no.