Domenica 5 novembre sono in programma due tornate elettorali: le elezioni regionali in Sicilia e quelle del Municipio romano di Ostia, sciolto per mafia e commissariato da due anni. Un doppio appuntamento con le urne divenuto cruciale per tutti i movimenti politici, visto che anticipa di pochi mesi quello, ben più importante, delle elezioni politiche previste quasi certamente per il marzo 2018. Sulla graticola del consenso da ottenere a tutti i costi si ritrova soprattutto il segretario del Pd, Matteo Renzi, inseguito dal timore che il ‘suo’ candidato in Sicilia, Fabrizio Micari, possa trascinare il partito del Nazareno vicino o, addirittura, sotto la soglia psicologica del 10%.
Silenzio elettorale a parte, le bocche nel Pd restano per il momento cucite, ma diversi retroscena, tra cui quello descritto dal più che moderato giornalista de La Stampa, Fabio Martini, tratteggiano una lotta intestina ai Dem già in corso. Sarebbero 4 i nomi dei possibili candidati alla successione di Renzi come candidato premier in caso di doppio flop elettorale: Dario Franceschini, Andrea Orlando, Marco Minniti e Paolo Gentiloni.
Il ruolo di Franceschini e Orlando come anti Renzi
La tesi portata avanti da Martini, cronista ben ‘introdotto’ negli ambienti politici che contano, è che i nomi dei possibili congiurati antirenziani vadano ricercati tra coloro i quali, negli ultimi mesi, stanno spingendo affinché il Pd allarghi gli orizzonti della propria coalizione elettorale verso sinistra, soprattutto per ritrovare il feeling con il ‘figliol prodigo’ Mdp, la creatura di Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani.
Ebbene, il primo sospettato è sicuramente Dario Franceschini. Il capo della corrente Area Dem, nonché ministro dei Beni culturali, sarebbe uno dei più convinti sostenitori della nuova legge elettorale Rosatellum, perché la quota maggioritaria introdotta favorirebbe l’accordo con Mdp di Bersani con il quale, sottolinea Martini, Franceschini intratterrebbe ancora una “solida amicizia”.
Ma a parlare di allargamento del “perimetro della coalizione di centrosinistra”, appena pochi giorni fa, è stato anche il ministro della Giustizia, e capo della minoranza interna, Andrea Orlando.
Gentiloni e Minniti pronti a scendere in campo
Gli avversari più temibili per il segretario Renzi sembrano però essere altri due. Innanzitutto l’attuale inquilino di Palazzo Chigi Paolo Gentiloni, il quale può vantare il primato nella classifica della fiducia degli italiani che lo vede strappare il 39% dei consensi contro il 32% di Luigi Di Maio e appena il 27% dei due Matteo, Renzi e Salvini.
Durante la recente conferenza programmatica del Pd tenuta a Portici, in provincia di Napoli, Gentiloni ha parlato di “assetto il più largo possibile, aperto verso il centro e la sinistra, per vincere e governare”. In quanto a dichiarazioni roboanti non gli è certo stato da meno Marco Minniti, il ministro dell’Interno salito alla ribalta popolare per aver bloccato (solo momentaneamente) la ‘invasione’ delle nostre coste da parte dei migranti clandestini. Anche Minniti si è rivolto ai ‘compagni’ di Mdp, nemici giurati di Renzi, esortandoli a “ripartire insieme per una grande sfida”.