Alla prima riunione dei 112 senatori 5 stelle eletti a Palazzo Madama ha presenziato anche Luigi Di Maio, il quale ha esposto il metodo del movimento per l’elezione dei presidenti delle Camere come preannunciato pochi giorni fa con un post sul blogdellestelle.

La strategia di Di Maio per i presidenti di Camera e Senato

Durante il suo intervento a Palazzo Madama il leader del movimento ha fornito degli aggiornamenti riguardanti l'individuazione della seconda e terza carica dello Stato. Di Maio ha affermato di aver dialogato telefonicamente con i principali esponenti dei futuri gruppi parlamentari, con l'obiettivo di rendere la trattativa aperta a tutte le formazioni politiche e il più trasparente possibile.

Ha inoltre rivendicato il diritto, da parte del movimento, ad esprimere la Presidenza della Camera così da rispettare l'esito delle elezioni del 4 marzo. Non saranno accettate proposte di candidati, per qualsiasi carica istituzionale delle due Camere, che siano condannati o sotto processo, sbarrando immediatamente la strada al nome di Paolo Romani, proposto da Forza Italia. Oltre che delle nomine dei due presidenti, Di Maio ha parlato di quelle di vicepresidenti, questori e segretari ai quali sarà affidato, come primo compito, quello di abolire i vitalizi. La XVIII legislatura dovrà, dando alla luce tante buone leggi ed abolendo "tante leggi odiose", aprire la Terza Repubblica, che avrà al centro del dibattito politico i cittadini e i loro diritti e non i politici e i loro privilegi.

Trattative per costruire il prossimo governo

"Noi siamo il perno della legislatura“. Con questa frase Di Maio ha voluto lanciare un segnale, il movimento dovrà essere al centro delle trattative e non potrà essere messo all'angolo come accaduto al termine delle elezioni nel 2013. Differentemente da quanto accaduto dopo le precedenti elezioni il leader del movimento si è attivato per riuscire ad ottenere il sostegno necessario alla formazione del prossimo governo.

Negli ultimi giorni ha preso piede l'idea di una possibile intesa tra M5S e la Lega di Matteo Salvini, prima per le presidenze delle Camere, poi per un governo programmatico alla tedesca.

Se però il candidato premier penstastellato ha mostrato segni di apertura alle altre forze politiche, Beppe Grillo si è mostrato meno propenso ad una alleanza nell'intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica: "è finita l'epoca dei vaffa, ma non inizierà quella degli inciuci".

Il fondatore del movimento ha poi ribadito la sua posizione di solo garante, ma con la promessa di vigilare sulle evoluzioni politiche della sua creatura. Nel versante opposto invece Maroni ha definito l'intesa M5S-Lega come "una scelta con gravi conseguenze", riferendosi alla possibilità che vengano meno le alleanze, a livello locale, tra Lega e i restanti partiti del centrodestra in caso di una alleanza con il movimento. Nonostante non ci sia ancora nulla di confermato i leader del centrodestra, allarmati da una possibile apertura di Salvini ai 5 stelle, hanno indetto nei prossimi giorni un vertice della coalizione, nella quale Salvini dovrà sicuramente chiarire la propria posizione.