Oggi, 23 aprile 2018, il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha convocato al Quirinale il presidente della Camera, Roberto Fico, per tentare di sciogliere il nodo della formazione del nuovo governo. Intanto, complici le elezioni regionali in Molise vinte dal centrodestra, le forze politiche proseguono nella loro estenuante sfida tattica di dichiarazioni e smentite. Nella discussione si inserisce anche il direttore del Fatto Quotidiano, Marco travaglio che, nel suo consueto editoriale, avverte Luigi Di Maio e Matteo Salvini, rispettivamente leader di M5S e Lega, del pericolo ancora rappresentato da Silvio Berlusconi, del quale sarà molto difficile liberarsi.
Per farlo, Travaglio cita le cosiddette (da lui stesso) 10 leggi di berlusconi, un decalogo di 10 dichiarazioni contro il Cavaliere rilasciate negli anni da alcuni personaggi di spicco della cultura, del giornalismo e della politica italiana.
L’analisi di Travaglio sul possibile governo M5S-Lega
Marco Travaglio comincia la sua analisi della situazione politica italiana partendo da una sorta di ‘presa in giro’ di Salvini e Di Maio i quali, a suo dire, sarebbero dei “fessi” a pensare di poter formare un governo tra M5S e Lega senza spaccare il centrodestra e contando addirittura sull’appoggio esterno di Forza Italia che lui definisce sarcasticamente “concorso esterno di Berlusconi” (con chiaro riferimento alla mafia).
Le promesse fatte da Salvini, sia a Di Maio che a Mattarella, di un fantomatico “passo di lato” di Berlusconi, senza alcuna pesante contropartita in cambio, sono state infatti più volte smentite dalle dichiarazioni al vetriolo di Berlusconi contro i 5 Stelle. Ultima quella di poche ore fa quando, in riferimento al risultato delle elezioni in Molise, il fondatore di FI ha parlato di “dilettantismo” perché “i grillini si dimostrano del tutto non credibili per una funzione di governo”.
Le dieci leggi di Berlusconi
Fatta questa premessa, Marco Travaglio comincia ad elencare le 10 leggi di Berlusconi. Le prime due, coniate entrambe da Indro Montanelli, descrivono il padrone di Mediaset come un uomo che “mente ogni volta che respira” e un “bugiardo sincero che crede alle sue menzogne”. La terza legge è la storica frase di Enzo Biagi su Berlusconi che con una “puntina di tett* farebbe anche l’annunciatrice”.
Legge numero 4, non proprio un francesismo di Vittorio Cecchi Gori: “Se gli dai un dito si prende il c***”. La legge numero 5 esce direttamente dal Tribunale di Milano: “Ha una naturale capacità a delinquere”. La legge numero 6 riprende una considerazione di Fedele Confalonieri sul fatto che, senza la discesa in campo di Berlusconi in politica nel 1994, oggi “saremmo in galera con l’accusa di mafia”. Le leggi 7 e 8 hanno come padrino Giuliano Ferrara, secondo il quale B. sarebbe entrato in politica per “salvare la roba” e possiederebbe la qualità, fondamentale in politica, di “essere ricattabile”. La legge numero 9, valida per Renzi, D’Alema, Veltroni o Bossi, è che chiunque abbia provato a trattare con lui è “morto” politicamente. Decima e ultima legge, quella di Fini, dello stesso Montanelli e di tanti altri, è la considerazione che Berlusconi “o ti compra, o ti massacra, o sei Dudù”.