Quando mancavano poche ore alle ore 17.00 del 9 maggio 2018, termine ultimo fissato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per nominare almeno il premier di un governo ‘neutrale’, ecco il colpo di scena. Dopo una notte e una mattinata passate freneticamente tra riunioni, telefonate e messaggi, le ultime indiscrezioni descrivono un Silvio Berlusconi quasi convinto a dare il via libera ad un governo giallo-verde. M5S e Lega, dal canto loro, si mostrano possibiliste a formare un esecutivo. Volontà dimostrata dal fatto che Luigi Di Maio e Matteo Salvini non hanno perso tempo e si sono subito incontrati in un ufficio della Camera.

Il leader di Forza Italia, però, in cambio di una sua astensione ‘benevola’ avrebbe chiesto delle poltrone di peso per i suoi, seppur non di governo. Intanto, si riapre il toto nomi del premier e dei ministri di un eventuale esecutivo pentastellato e leghista.

Salvini e Di Maio chiedono 24 ore a Mattarella

Entro 24 ore conto di avere qualcosa da dire”, ha riferito Salvini ai giornalisti uscendo da Montecitorio nel primo pomeriggio dopo l’incontro con Luigi Di Maio. Che il confronto tra M5S e Lega per provare a dare vita ad un governo sia in atto, lo confermano anche fonti ufficiali del Quirinale che, in una nota emessa dall’ufficio stampa, parlano di presidenza della Repubblica informata del fatto che sia “in corso un confronto per pervenire ad un possibile accordo di governo” tra i due movimenti politici usciti vincitori dalle elezioni del 4 marzo scorso.

I dubbi sul nuovo premier e sulla squadra di governo

Naturalmente non si conoscono ancora i nomi dei candidati a far parte dell’eventuale governo M5S-Lega, visto che le trattative si svolgono in un clima molto difficile. Fino a poche ora fa, infatti, come si diceva, l’opzione elezioni anticipate, con voto addirittura a luglio, sembravano ormai una certezza.

Comunque sia, il nome del candidato premier che circola più insistentemente tra gli addetti ai lavori è quello del leghista Giancarlo Giorgetti. Figura apparentemente gradita sia a Salvini che a Berlusconi, e non sgradita a Di Maio. Di nomi di ministri nemmeno uno, mentre sembrerebbe probabile l’assenza dalla compagine governativa sia del leader leghista che di quello a 5 Stelle.

Dubbio che diventa una certezza per Forza Italia. Di Maio, infatti, pur avendo aperto a Berlusconi, non potrebbe mai sostenere politicamente un ingresso azzurro nella compagine governativa.

Cosa otterrà Berlusconi in cambio?

È ovvio, però, che Berlusconi non rimarrà a bocca asciutta. Il suo eventuale via libera ad un governo M5S-Lega vale una contropartita pesante. Secondo i retroscena raccolti da affaritaliani.it, l’ex Cavaliere avrebbe deciso, proprio insieme ai fedelissimi di Salvini, Giancarlo Giorgetti e Gianmarco Centinaio, di far uscire i parlamentari forzisti dall’aula al momento del voto di fiducia, per poi avere mano libera per votare o meno questo o quel provvedimento. Come contropartita Berlusconi avrebbe già chiesto la presidenza della commissione di Vigilanza Rai, oltre ad imprecisate “garanzie” sull’operato del ministero dello Sviluppo Economico e sull’Agcom. Insomma, il primo pensiero berlusconiano resta sempre la difesa di Mediaset.