L’ipotesi di governo neutrale avanzata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella rischia di rivelarsi solo un breve passaggio destinato ad esaurirsi con le nuove elezioni politiche, previste per luglio o, al più tardi, in ottobre. Sulla possibilità ormai più che concreta di un veloce ritorno alle urne e sull’eventuale esito della tornata elettorale si stanno interrogando in questi giorni tutti i maggiori istituti di sondaggi politici, con Ipsos che segnala la volontà degli italiani di votare al più presto. Sul destino di M5S, Pd e Forza Italia i dubbi sono molti.

L’unica certezza sembra essere un incremento del bottino di voti per la Lega di Matteo Salvini.

Elezioni politiche a luglio: i sondaggi di Ixé, Emg, Cirm e Noto e il boom della Lega

Sul possibile esito di elezioni politiche programmate per luglio, probabilmente il giorno 22, il quotidiano Il Messaggero decide di raccogliere le opinioni dei direttori dei principali istituti di sondaggi. Roberto Weber di Ixé, Fabrizio Masia di Emg e Nicola Piepoli di Cirm sono tutti concordi nell’assegnare una percentuale oscillante tra il 22 e il 25% dei consensi alla Lega di Matteo Salvini che farebbe segnare un incremento strabiliante rispetto al 4 marzo, anche a causa dei voti drenati dagli ‘alleati’ di FI.

Solo Antonio Noto non si sbilancia affermando che “nessuno parte svantaggiato” e non è detto che la Lega faccia boom, anzi, potrebbe essere addirittura il contrario.

I dubbi su M5S

Se sull’aumento dei voti per la Lega nelle prossime elezioni politiche di luglio sembrerebbe scontato, non si può dire altrettanto per le altre forze politiche. Bisogna considerare, per prima cosa, il fisiologico calo dell’affluenza, visto che si voterebbe in estate, che potrebbe scendere da una percentuale del 72,9% fino a poco sopra il 60%. Eventualità che, secondo Masia, rischierebbe di penalizzare proprio il M5S, perché l’astensionismo colpirebbe soprattutto le regioni del Sud dove i pentastellati hanno fatto il pieno di voti.

Opinione condivisa anche da Weber il quale, però, al calo del M5S aggiunge quello del centrosinistra.

I problemi del Pd e di FI

Il presidente di Ixé non vede nei suoi sondaggi politici margini di miglioramento per il Pd e per quello che è rimasto della coalizione di centrosinistra presentatasi alle elezioni politiche del 4 marzo perché, dice, è un partito che viene ormai “percepito come establishment”. Masia, al contrario, lascia aperto qualche spiraglio di speranza, ma a patto che i Dem si presentino al più presto con una nuova leadership. Comunque sia, spiega il professor Roberto D’Alimonte, il rischio che corrono sia Berlusconi che il successore di Renzi è quello di “essere marginalizzati”, a tutto vantaggio di Salvini e Di Maio che si giocherebbero la vittoria in quello che rischia di diventare una sorta di “ballottaggio”.