Non è finita con un sospiro, ma con un ruggito, sentito da tutto il mondo. Le premesse erano effervescenti, ed era da subito chiaro che la tematica avrebbe spaccato l'opinione pubblica interna. Tutti i sostenitori riconoscevano come ci fosse un solido sostegno per il cambiamento, anche se temevano fortemente i voti dei silenziosi conservatori irlandesi che avrebbero potuto far pendere la bilancia dalla parte indesiderata. Tutti speravano che fosse la volta buona, che gli sforzi fatti per far valere la propria voce e quella di migliaia di madri fossero ripagati con una vittoria.

Non doveva essere un plebiscito, bastava solamente una risicata maggioranza. Il conteggio dei voti ha invece confermato una volontà nazionale oltre ogni aspettativa.

L'importanza della vittoria

Per capire quanto importante sia stata questa decisione, basta ascoltare le parole di Simon Harris, trentunenne ministra della salute e volto pubblico di primo piano per la campagna del "Sì". Arrivata in un seggio dove lo spoglio dei voti era terminato, si è pronunciata con queste parole: "L'unica cosa che potevamo dire alle donne con crisi di Gravidanza sotto l'ottavo emendamento era di prendere una barca, o un volo, per l'estero. Ora il Paese sta dicendo: prendete la nostra mano". Nel castello di Dublino, storico monumento nel cuore della città, un improbabile festa ha preso vita.

Un piccolo gruppo, dal nome "Voices for Change" ("Voci per il Cambiamento"), cantava celebri canzoni pop con testi modificati, per riflettere meglio il tema del referendum. Un'altro gruppo, "Angels for Repeal" ("Angeli dell'Abrogazione"), era composto da uomini e donne ed letteralmente vestito da angeli, mentre danzava con trasporto.

Cosa si è votato e i numeri del referendum

Come la maggior parte dei referendum in Italia, anche questo irlandese era un referendum abrogativo. Si votava quindi per abrogare una legge costituzionale, chiamata ottavo emendamento, votata nel 1983 e atta ad impedire ogni forma di aborto ed interruzione non naturale di gravidanza.

E' importante sottolineare quindi che il punto della questione non era votare una legge sull'aborto, ma eliminare una legge costituzionale che impediva al parlamento di legiferare in merito all'argomento. Il "Sì" ha vinto con il 66,4% dei voti, superando con un rapporto due-a-uno i sostenitori del "No" (ovvero i favorevoli a mantenere l'aborto illegale). Gli exit poll diffusi venerdì 25 sera, al termine delle votazioni, erano in linea con questo risultato. L'affluenza è stata del 64%.