Il ritorno alle urne è un dato di fatto. Inizio 2019 o, più realisticamente, a settembre di quest'anno. A tracciare le coordinate è stato Carlo Cottarelli, incaricato dal presidente Sergio Mattarella per la formazione di un nuovo esecutivo dopo l'esperienza fallimentare del professor Giuseppe Conte. Il naufragio per il governo del cambiamento (cit. Di Maio) è avvenuto al largo della Sardegna, dove Paolo Savona è stato mantenuto prigioniero di poche ma significative parole, pronunciate a voce e verbalizzate sul libro della discordia. A nulla è servita l'ultima missiva, gli eventi erano precipitati in precedenza, per poi deflagrare in un drammatico pomeriggio al Colle, dove si è materializzato perfino il fantasma dell'impeachment.

La verità dei sondaggi politici

All'indomani della domenica più lunga della recente storia repubblicana, l'Italia si è svegliata con una sola certezza: se si tornasse oggi al voto, dopo quanto accaduto ieri, M5S e Lega Nord farebbero il pieno dei voti. Gli altri? Non pervenuti, più o meno la stessa condizione in cui versavano fino a prima delle 20.00 di ieri sera, Partito democratico e Forza Italia, salvo destarsi dal torpore a seguito dello strappo di Giorgia Meloni prima e Luigi Di Maio poi.

In uno scenario del genere, Movimento 5 Stelle e Lega possono trovare conforto nei numeri. Stando ai Sondaggi politici realizzati dall'Istituto Demopolis a fine maggio, i 5 Stelle sono al 32,5 per cento.

Il Carroccio, guidato dal leader carismatico Matteo Salvini, vola al 24 per cento. Le due percentuali, se sommate porterebbero a oltre il 56% e indicano la via più semplice a grillini e leghisti per il futuro governo. Alleanza. Dopo il lavoro svolto insieme per dare agli italiani un esecutivo espressione della volontà popolare, Salvini e Di Maio valutano se correre uniti alle prossime elezioni.

In fondo, avrebbero 56 buoni motivi per farlo.

Semplici spettatori

L'afonia generalizzata che ha caratterizzato il piano dialettico di Pd e Forza Italia, senza dimenticare Liberi e Uguali, si riflette sulle percentuali che i sondaggi odierni assegnano alle altre forze politiche del Paese. I democratici possono vantare il 17 per cento delle preferenze, Forza Italia non va al di là dell'11 per cento.

All'interno di un'alleanza sempre più in bilico, Fratelli d'Italia racimola il 4 per cento, superiore rispetto al 2,7 per cento fatto registrare dal partito di Pietro Grasso, protagonista di recente di un colloquio profetico con Massimo D'Alema, in cui quest'ultimo vaticinava il veto su Savona e le conseguenze disastrose a livello politico.