Si è svolta a Roma nella serata del 7 giugno la presentazione del libro "Le parole rubate. Contro-dizionario per la sinistra" scritto da Roberto Gramiccia e Simone Oggionni, per Mimesis Edizioni. Fra gli ospiti dell'incontro, oltre agli ex deputati Gianni Cuperlo e Lara Ricciatti, è intervenuto Massimo D'Alema. L'ex presidente del Consiglio, oggi esponente di Articolo Uno - MDP, si è soffermato su vari aspetti politici attuali ma non solo. Vediamo le parti salienti di quello che ha detto.
D'Alema: 'Liberando il comunismo dal suo passato è possibile dargli un futuro'
D'Alema ha iniziato parlando del libro in presentazione, apprezzando che esso, fra le altre cose si soffermi sulla "fragilità di una leadership come quella che fu di Berlinguer, rispetto invece a quella volgare e macista dei giorni nostri: la fragilità è in questo senso un elemento di umanità". Poi ha proseguito sulla necessità di "dare un fondamento teorico alla contrapposizione fra destra e sinistra, che invece l'ideologia dominante tende a far sparire" e dell'importanza di tornare a parlare di uguaglianza. Poi D'Alema si è soffermato sulla parola 'comunismo', dicendo: "Serve un'operazione culturale in cui tale termine venga liberato dall'identificazione del movimento comunista così come si è storicamente determinato in modo concreto nel Novecento.
Esso è stato uno dei fenomeni più possenti del 'secolo breve' e naturalmente il riscatto di tale parole comporta un delicato sforzo di liberarla da questa connotazione. Nel dare un passato al comunismo, va ricordato che esso non nasce certo con la Rivoluzione d'Ottobre, ma ben prima. Però liberando questa parola dal suo passato è possibile dargli anche un futuro".
D'Alema: 'Egemonia neoliberista ha fatto proprie anche le parole rivoluzione e riforme'
D'Alema ha poi parlato del concetto di "egemonia" affermando: "Il pensiero oggi dominante, che è espressione della classe dominante, ha sussunto le parole della sinistra facendole sue e utilizzandole in maniera diversa. Perfino la parola 'rivoluzione' è stata usata per descrivere gli svolgimenti del capitalismo contemporaneo (es.
rivoluzione tecnologica o rivoluzione conservatrice). Oppure la parola 'riforma' che per decenni ha rappresentato un'idea di miglioramento sociale, mentre dagli anni Ottanta è diventata sinonimo del fatto che ci tolgono qualcosa: prima quando le persone sentivano parlare di riforme erano contente, mentre oggi hanno paura".
D'Alema: 'Hanno perso sia la sinistra che la cultura liberista: c'è stata rivolta popolare ma guidata da chi non è di sinistra'
D'Alema ha poi detto: "Sbaglia chi dice che negli ultimi decenni la sinistra si è venduta, non è così: la sinistra è stata sconfitta". Spiegando che: "La composizione di classe nella società ha subito una profonda trasformazione. L'operaio massa forse oggi non c'è da noi, ma ad esempio c'è in Cina; però non si può dire che nel capitalismo globale non ci sia la massa operaia.
La sinistra europea è stata sconfitta perché non è stata all'altezza delle nuove sfide. Per i primi decenni del secondo dopoguerra, essa ha saputo conciliare lo sviluppo economico capitalistico con la tutela dei diritti sociali. Ma esso tende inevitabilmente a ridurre l'uguaglianza e ad aumentare le disparità, oltre a ridurre la democrazia Politica, perché concentra il potere nelle mani della classe proprietaria. La sinistra ha saputo imbrigliare il capitalismo fino a quando ci si è mossi nello spazio dello stato nazionale. Poi ci siamo trovati in una situazione in cui ciò non è stato possibile. Però oggi siamo di fronte a una crisi drammatica anche dell'egemonia neoliberista che aveva dominato gli ultimi 40 anni.
Ha perso la sinistra, ma è stata sconfitta anche la cultura liberista. Negli ultimi vent'anni tutti parlavano di Europa, 'nuovi orizzonti' della globalizzazione, di 'grandi potenzialità dell'innovazione' e di crescita della ricchezza. Mentre oggi viene avanti una cultura contraria a tutto questo. Anzi si tornano a usare parole che erano state nostre, come 'Stato', 'sovranità' e 'protezione dei cittadini'. La globalizzazione invece è diventata una parola brutta, così come l'Europa, secondo la cultura odierna. Insomma oggi c'è la crisi del pensiero dominante liberista che è stato messo radicalmente in discussione da una rivolta popolare e operaia, che è stata diretta da altri e non dalla sinistra".
'Se opposizione è asse Renzi-Berlusconi, Governo può durare 40 anni; sinistra riparta da sovranità popolare'
D'Alema è poi entrato più nel merito della cronaca politica, dicendo: "Noi come sinistra non abbiamo ancora un'analisi di quello che è avvenuto: stiamo continuando a ragionare con categorie vecchie. Definiamo quello di Conte come il Governo più di destra della storia repubblicana, ma non lo so se è vero: non so se questa categoria sia in grado di interpretare bene quello che accade. E sia chiaro che questo Governo non mi piace. Di fronte a questo, dobbiamo capire quel che succede per provare a fare un'operazione egemonica e ripartire. Se la sinistra, che è stata subalterna quando era al Governo, ora continua a essere subalterna anche dall'opposizione, non ha futuro.
Se l'opposizione della sinistra al sovranismo e al populismo consiste nel fare fronte comune con i neoliberisti nel nome dei principi europei, se l'opposizione a questo Governo è l'asse Berlusconi-Renzi, allora esso può durare 40 anni. E forse non è neanche male, se l'alternativa è questa. Il problema è culturale: dobbiamo dare delle risposte alternative alle ragioni che ci hanno condotti fino a qui, altrimenti siamo destinati non solo a perdere, ma come dice qualcuno 'la mobilitazione sociale evocata da Calenda difficilmente potrà estendersi oltre i confini dei Parioli'. Se la parola d'ordine è 'attenti, che questo Governo distrugge la ricchezza che noi abbiamo accumulato', è difficile che mobilitiamo quei 7,5 milioni di poveri a seguirci".
E infine l'ex Presidente del Consiglio ha concluso: "Il nazionalismo è una brutta cosa, ma l'idea che si debba riguadagnare la sovranità popolare non è sbagliata: o la sinistra è capace di costruire un'Europa fondata sulla sovranità popolare oppure deve realisticamente fare i conti con chi questa sovranità la vuol ottenere col rafforzamento degli Stati. Dobbiamo insomma misurarci con le parole degli altri, senza chiuderci in un ghetto rassicurante. La risposta alla crisi della globalizzazione non viene da sinistra anche perché la sinistra ha fatto sua una parte della cultura del neoliberismo dominante. Questa è l'occasione per uscire dalla subalternità e capire perché la rivolta dei cittadini è stata guidata da altri, in una direzione sbagliata, nonostante la rivolta fosse giusta".