Nuovo successo dei cosiddetti partiti “populisti”, questa volta in Slovenia dove domenica 3 giugno si sono svolte le Elezioni politiche anticipate: ha vinto lo Sds, il partito democratico sloveno arroccato su posizioni di estrema destra, molto vicine a quelle dell’alleato Viktor Orban, leader nazionalista dell’Ungheria. Conservatori, sovranisti e antimigranti, saranno 25 i deputati dello Sds che prenderanno posto nel parlamento sloveno, composto nel suo complesso da 90 deputati.

Con il 98% delle schede scrutinate la vittoria dello Sds è fuori da ogni dubbio

Con il 98% delle schede scrutinate – dati diffusi dalla commissione elettorale – la vittoria dello Sds guidato da Janez Jansa è ormai fuori discussione: la lista che fa riferimento a Marjan Sarec, ex attore, ex comico e protagonista (sconfitto) di un ballottaggio alle elezioni presidenziali 2017, si è fermata al 12,6%, un dato che blocca ogni possibilità di recupero e che porta in parlamento 13 deputati. Per il socialdemocratici dello Sd i voti raccolti arrivano al 9,9%, pari a 10 deputati, mentre quarto è arrivato il Partito del centro moderno (Smc), che ha raccolto il 9,7% dei voti e che ottiene 10 deputati. Si tratta però del partito del premier uscente, Miro Cerar, e questo risultato non può che essere visto come una netta sconfitta: nel 2014, infatti, lo Smc aveva raccolto il 34,5% dei voti e 36 seggi, in pratica ha perso oltre due terzi dei voti e dei posti nel parlamento sloveno.

Cerar si era dimesso lo scorso marzo dopo che la Corte suprema slovena aveva bocciato la proposta di un referendum a sostegno dell’ampliamento a due binari della linea ferroviaria tra Koper e Divaca, fortemente appoggiata dal governo ma altrettanto osteggiata dalle altre forze politiche.

Possibile scenario difficile da ipotizzare

Vittoria certa, futuro molto incerto: Janez Jansa ha vinto ma, proprio come accaduto in Italia, per governare dovrà cercare alleanze ma per arrivare non basterà trovare un solo alleato. Anche un eventuale accordo tra Sds e Smc non arriverebbe al 50% dei voti, servono altri deputati disposti a votare pro Jansa e al momento non sono facili da identificare.

Sloveni sfiduciati, affluenza bassissima

Indipendente dal 1991, separatasi dalla Jugoslavia ormai in pieno declino dopo 10 giorni di guerra, la Slovenia è cresciuta tantissimo sia per quanto riguarda l’evoluzione delle istituzioni sia per quanto riguarda l’economia, tanto da entrare nel circuito dell’Euro e a uscire quasi da sola da una pesante crisi finanziaria.

Proprio questa crisi, unita a diversi casi di corruzione e, non ultima, a una crescente immigrazione, ha fatto perdere l’appeal degli sloveni nei confronti della Politica: meno del 40% dei votanti si è recato alle urne e anche in questo caso il decremento è significativo, nella precedente tornata elettorale i votanti erano stati pari al 51,7% degli aventi diritto.

Jansa prende quindi in mano una patata doppiamente bollente: deve trovare alleati che consentano di dar vita a un governo stabile e deve riportare gli sloveni vicino alla politica. “Spero che il voto di oggi sia un primo passo per mettere al primo posto gli sloveni, la loro sicurezza, il loro benessere e quello di tutta la nazione”, ha detto subito dopo aver votato.