Nelle lunghe ed articolate trattative per formare il nuovo governo, Matteo Salvini ha vinto un paio di fondamentali battaglie. La prima era scontata, l'attribuzione alla sua persona della titolarità del Viminale. Immigrazione e sicurezza, temi cari alla Lega il cui leader, ora, potrà sviluppare in prima persona. Ma se questo non ha sorpreso nessuno (Salvini all'Interno era un'ipotesi che circolava anche quando Di Maio veniva indicato come candidato alla presidenza del Consiglio), al contrario non può che lasciarci perplessi la scelta di Lorenzo Fontana per il ministero della famiglia e della disabilità.

L'ex vicesindaco di Verona non ha bisogno di presentazioni: fervente cattolico ed oppositore della teoria dei gender, abituale frequentatore dei convegni anti-gay. Visto che il M5S proponeva inizialmente per lo stesso ruolo Vincenzo Sapdafora che si è espresso in più circostanze a favore delle adozioni da parte di coppie omogenitoriali, il triplo salto mortale all'interno del Governo Conte è più che evidente. Se poi consideriamo che nel famoso contratto di governo non c'è alcun riferimento ai diritti civili, ci sentiamo di condividere le preoccupazioni del mondo Lgbt. Lorenzo Fontana può rappresentare un problema per il nuovo esecutivo e, certamente, è una contraddizione rispetto a quella parte pentastellata che si è sempre battuta per i diritti civili e che, adesso, si trova a lavorare fianco a fianco con un personaggio discusso e discutibile.

Anzi fa già discutere se consideriamo le sue ultime dichiarazioni, le prime da ministro, invero poco politicamente corrette.

'Le famiglie arcobaleno non esistono'

Intervistato dal Corriere della Sera, il ministro Fontana ha scatenato la prima bufera mediatica contro il nuovo esecutivo. I suoi obiettivi al dicastero della famiglia, infatti, saranno quelli di sostenere "la famiglia naturale, mentre le famiglie arcobaleno per la legge non esistono".

Lorenzo Fontana ha sottolineato con orgoglio la sua fede cattolica, spiegando che è questo il principale motivo in cui crede fermamente alla famiglia naturale. Non sono certamente le sue prime frasi estremiste sulla questione, anzi in passato era stato molto meno soft. Come nel 2016, quando aveva dichiarato che "la famiglia naturale è sotto attacco, vogliono dominarci e cancellare il nostro popolo", sottolineando che “il pericolo maggiore per i cittadini italiani sono i gay ed i migranti".

Relativamente all'ultima uscita, Matteo Salvini ha preso le distanze in maniera indiretta, sottolineando come "questi temi non sono nel contratto di governo e non sono prioritari per gli italiani". Le famiglie Lgbt possono dunque stare tranquille? In realtà il leader del Carroccio non preannuncia tempi facili in merito, almeno in prospettiva, quando afferma che "il nostro Paese in futuro deve continuare ad avere principi per cui la mamma si chiama mamma ed il papà si chiama papà ed un figlio viene adottato se ci sono una mamma ed un papà".

M5S, prime prese di posizione contro Fontana

Tra i ranghi pentastellati, si registra già una prima netta presa di posizione contro il ministro Fontana. Arriva da Torino, dove l'assessore alla famiglia della giunta Appendino, Marco Giusta, rivendica il ruolo del capoluogo piemontese in qualità di "capitale dei diritti civili e prima città in Italia che ha avviato il riconoscimento dei diritti dei figli e delle figlie delle famiglie arcobaleno.

Da parte nostra - ha sottolineato - non ci sarà alcun passo indietro". Giusta ha sottoscritto l'appello del Coordinamento Torino Pride, giustamente preoccupato dopo le dichiarazioni del ministro: 'Nessun dorma e nessuno resti in silenzio'.

La prima contraddizione del Governo Conte

Se il ministero della famiglia per molti è una 'poltrona innocua' che non sposta alcun equilibrio, a differenza di quanto avvenuto con il dicastero dell'economia dove il Governo Conte ha rischiato seriamente di morire sul nascere, in realtà potrebbe mettere a nudo una delle numerose contraddizioni dell'esecutivo giallo-verde. Dalla Curva dello stadio Bentegodi alle battaglie politiche leghiste, passando per frasi assolutamente da censurare contro i migranti ed i diritti Lgbt, è lecito chiedersi come le posizioni di Fontana possano conciliarsi con quella di una base a Cinque Stelle che ha dato libertà di coscienza ai propri parlamentari sulla stepchild adoption nelle unioni civili.

Una forza Politica i cui amministratori locali, Chiara Appendino nella circostanza, hanno registrato all'anagrafe atti di nascita dei figli di coppie omogenitoriali. E meno male che nei primi giorni di campagna elettorale "Italia a Cinque stelle" era comparso uno striscione nelle piazza: "Stesso amore, stessi diritti" su sfondo arcobaleno. Elettori e sostenitori che, siamo certi, non avranno fatto i salti di gioia nel momento in cui il nome del braccio destro di Luigi Di Maio, il citato Vincenzo Spadafora, è stato depennato dalla lista dei ministri consegnata al Capo dello Stato ed è comparso quello dell'ultracattolico anti-gay Lorenzo Fontana. Ma se proprio vogliamo essere puntigliosi, tra i ministeri del nuovo governo è scomparso anche quello delle pari opportunità.

Una scelta di civiltà

Per molti potrà essere una questione marginale, ma al di là di qualunque appartenenza politica riteniamo che le leggi sulle unioni civili e sul biotestamento siano state entrambe fiori all'occhiello del precedente esecutivo di centrosinistra. Auspichiamo pertanto che si continui su questa strada senza 'manomissioni' da parte dell'integralista cattolico di turno. Quella sui diritti civili non è una questione di appartenenza politica, ma una scelta di civiltà. Purtroppo, il nostro è ancora un Paese dove insultare una persona, semplicemente perché ha un'abitudine sessuale diversa rispetto a ciò che anni di oscurantismo culturale ci hanno tramandato, diventa lecito in nome di una molto presunta libertà di opinione. Andrebbe spiegato che qualunque tipo di libertà viene meno nel momento in cui qualcuno ne abusa per ledere i diritti altrui.