"Rosso è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che, a volte, il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo".

Con queste parole, don Luigi Ciotti, presidente nazionale Libera e Gruppo Abele, Francesco Viviano, giornalista, Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente e Carla Nespolo, presidente nazionale ANPI, invitano ad indossare una maglietta rossa per il prossimo 7 luglio, per ribadire un messaggio di Europa giusta, solidale e fraterna.

I primi firmatari dell'iniziativa rendono nota la possibilità di aderire inviando una email a organizzazione@libera.it.

Sabato 7 luglio fermiamoci e indossiamo una maglietta rossa per non dimenticare

Sono passati quasi tre anni da quel tragico settembre 2015 in cui la spiaggia turca ci ha restituito il corpo inerme e senza vita del piccolo Alan Kurdi, il bimbo siriano di 3 anni annegato nel tentativo disperato di raggiungere l'Europa. Quell'immagine, rimbalzata a lungo su giornali, social e televisioni, era destinata ad entrare nella memoria collettiva come monito per un'Europa silente e assente di fronte all'immane tragedia delle morti in mare. Eppure, a distanza di poco, quel ricordo sembra essersi assopito, in una fase storica in cui la crescente ondata di xenofobia ha totalmente capovolto la narrazione del fenomeno, influenzando enormemente anche le politiche migratorie e causando il ripiegamento dell'Europa verso i propri interessi nazionali.

Per tale motivo la mobilitazione del 7 luglio ha una fortissima carica simbolica non solo per le associazioni aderenti, ma per tutti i cittadini europei che si sono impegnati e si impegnano tuttora a ribaltare, non solo a parole ma anche nei fatti, la retorica dell'invasione dei migranti; è un monito a tutti per non perdere la bussola quando si tratta di rispetto della dignità umana, per chiedere a gran voce un'accoglienza degna capace di coniugare sicurezza e solidarietà.

Non si fermano le tragedie del mare

Il Mediterraneo continua ad essere un cimitero per i passeggeri nei barconi della morte: nell'ultima tragedia di poche ore fa, resa nota da UNHCR Lybia sul proprio account twitter, si contano 114 dispersi presso le coste libiche. L'Organizzazione Mondiale delle Migrazioni affida a un tweet la comunicazione dell'assenza di tre bambini tra i naufraghi di cui ancora non si hanno notizie, mentre 276 migranti hanno ricevuto una prima assistenza dalla Guardia costiera libica.