Si prevedono tempi duri per gli europei in cerca di fortuna nel Regno Unito. La Premier britannica Theresa May ha affidato a Facebook una dichiarazione in cui specifica che la libertà di circolazione delle persone sarà fortemente ridotta attraverso rigidi controlli dei confini per i cittadini comunitari, tranne che per i lavoratori qualificati e gli studenti. Molto probabilmente si è trattato di un modo per rassicurare il Partito Conservatore, già scettico sull'abbandono di una linea dura e inflessibile con Bruxelles, e non tradire il proprio bacino elettorale.

Sembrerebbe infondata, tuttavia, qualunque preoccupazione per chi vuole fare affari in Gran Bretagna, che potrà arrivare senza visto, così come continueranno ad essere erogati regolarmente permessi di lavoro.

Il Libro bianco: una Brexit supersoft

Unione doganale, sistema di mobilità per l’immigrazione e riconoscimento della giurisdizione della Corte Europea di Giustizia. L'approccio al negoziato, così come delineato nel Libro bianco che si appresta ad avere il via libera del Parlamento britannico, sembra molto più morbido rispetto al messaggio politico per gli abitanti d'Oltremanica. Epurato l'esecutivo degli elementi più euroscettici, come il ministro degli Esteri Boris Johnson e il segretario di Stato per la Brexit David Davis, alfieri di un ritiro "hard" dall'Unione dimessisi già lunedì scorso, infatti, l'uscita della Gran Bretagna dall'UE risulterebbe non solo meno brusca, ma addirittura una sorta di "vassallaggio" verso Bruxelles.

Nei negoziati, il Regno Unito sarebbe interessato a un accordo di associazione con la Ue, retto da un Comitato interministeriale e uno a livello tecnico. Rimarrebbe l'obbligo di rispetto delle normative europee su industria e agricoltura, in quanto il mercato unico resterebbe sia per il primario che per il secondario; sarà solo dal lato dei servizi, soprattutto quelli finanziari e digitali, che creano gran parte dell'indotto della City, che i britannici si sganceranno dai paletti europei.

Di fatto un'uscita che non incontrerebbe l'entusiasmo delle istituzioni europee, in quanto favorirebbe il sistema economico britannico svincolandolo dai limiti posti ma continuandolo a legare nei settori più deboli dell'economia nazionale.

I conservatori e i rischi per l'esecutivo

«Questa non è la Brexit che la gente ha votato».

Ieri Jacob Rees Mogg, a capo della corrente più euroscettica dei tories, tuonando con queste parole, ha lasciato intendere alla May che dovrebbe temere proprio gli stessi conservatori dal voto di lunedì alla House of Commons. Laburisti, socialdemocratici e scozzesi sono già pronti a votare contro il Libro bianco, e se ad essi si aggiunge anche una forte opposizione interna si potrebbe aprire la strada per le dimissioni se non addirittura per le elezioni anticipate, uno spettro più volte incombente sull'inquilina di Downing Street in questi anni di difficilissimi negoziati.

Non è tuttavia solo l'arena parlamentare a preoccupare la May: il Libro bianco non piace neanche ad imprenditori e sindacati.

I primi vogliono essere rassicurati, per i secondi è un "pastrocchio". Anche le piazze iniziano a risentire delle tensioni legate ai negoziati: il 23 giugno si sono tenute due manifestazioni di segno opposto tra i sostenitori dell'opzione "exit" e dell'opzione "remain", segno di una spaccatura del Paese non ancora completamente risolta. E, come già ribadito, neanche a Bruxelles, dove il testo sarà sul tavolo del negoziatore Barnier, tali misure sembrano essere accolte con particolare entusiasmo.