Nonostante le oltre 50mila ospedalizzazioni all'anno, a causa delle conseguenze degli aborti clandestini, e nonostante la legge in materia sia del 1921 (di circa un secolo fa, quindi), il Senato argentino ha bocciato il disegno di legge per la legalizzazione dell'aborto. Dopo un dibattito durato oltre 12 ore (poco, se consideriamo che alla Camera i deputati argentini avevano dibattuto per oltre 20 ore), il Senato ha bocciato il disegno di legge con 38 voto contrari (31 i voti a favore, 2 le astensioni).

A poco è servito l'appoggio di migliaia di donne in giro per il mondo, che nella giornata di ieri sono scese in piazza per mostrare la propria solidarietà da Berlino a Dublino, passando per Roma e tantissime altre città.

(Di seguito vi proponiamo alcune immagini tratte da Twitter).

Ricordiamo come in Irlanda la legalizzazione dell'aborto sia stata approvata proprio quest'anno, con un referendum a fine maggio (che ha visto il sì vincere sul no con circa il 70% dei voti).

Per questo motivo c'era ottimismo affinché la legge potesse essere promulgata anche in Argentina.

Argentina, come funziona la legge sull'aborto?

Allo stato di cose attuale, l'aborto è consentito per legge in alcuni casi limite: qualora la donna sia stata stuprata o qualora la gravidanza metta a rischio la vita della madre. Il problema, denunciato da parecchie organizzazioni che si battono per i diritti delle donne, è che spesso le lungaggini giudiziarie fanno sì che vengano superati i tempi tecnici affinché l'aborto sia praticato e che molti medici argentini si rifiutano di praticare l'aborto.

Per questo motivo, dal 2006 un grande movimento d'opinione si sta battendo per la sensibilizzazione della popolazione, al fine di ottenere un aborto legale, gratuito e sicuro, da praticare entro le prime 14 settimane di gestazione.

All'opposto, ci sono le resistenze di una fetta della popolazione (specialmente quella legata a doppio filo con la chiesa cattolica); proprio quest'ultima pare aver avuto la meglio, almeno per il 2018.

Per la legge argentina, infatti, non è possibile valutare nuovamente un disegno di legge durante l'anno parlamentare e si potrà tornare a parlare di legalizzazione dell'aborto soltanto nel 2019 (che è anche l'anno delle presidenziali: ad ottobre si tornerà a votare per scegliere l'eventuale erede del presidente Mauricio Macrì, uomo di destra che ha avuto comunque il merito di dare il via al dibattito sull'aborto).