“Forse sono stata un po' ingenua, avrei dovuto controllare” quello che scrivevano sui quaderni i miei studenti. Con queste parole Augusta Festi, insegnante di Lettere presso la scuola media di Castel del Rio, in provincia di Bologna, ha provato a spiegare quanto accaduto l’altro giorno nella sua classe, tentando anche di minimizzare i fatti e di stoppare la bufera mediatica e politica che intanto si è scatenata intorno a questo finora sconosciuto paesino emiliano. La polemica è scoppiata dopo che un genitore ha scattato una foto alla pagina del quaderno di un alunno sul quale era vergata la domanda incriminata ‘Come facciamo a cacciare Salvini?’, posta in classe ad una ‘macchina immaginaria’.

L’immagine, non si sa bene come, è arrivata in possesso del capogruppo della Lega di Imola, Simone Carapia, che non ci ha pensato due volte a pubblicarla sulla sua bacheca Facebook, suscitando la reazione sdegnata dello stesso Matteo Salvini.

Il racconto della professoressa

Secondo la versione fornita dalla Festi al quotidiano Il Resto del Carlino, tutto sarebbe nato da un racconto di fantascienza letto durante il primo giorno di scuola, nel quale veniva chiesto agli alunni di porre delle domande su come risolvere i grandi problemi del mondo ad una macchina immaginaria. Peccato che, dopo una accesa discussione, anche politica, uno studente (o forse più di uno, non è ancora chiaro) abbia inserito la fatidica domanda ‘Come facciamo a cacciare Salvini?

’. La professoressa ha chiarito, innanzitutto, che non è stato mai assegnato un tema che contenesse quella traccia specifica anti Salvini. La responsabilità di quanto accaduto sarebbe dei suoi studenti i quali, dopo una “accesa discussione”, avrebbero deciso di inserire il ‘tema Salvini’ tra altri quesiti ben più importanti come guerre, malattie e riscaldamento globale.

La foto ‘rubata’ da Carapia

Augusta Festi ammette a questo punto di essersi accorta che qualcuno avesse tirato fuori il nome del ministro dell’Interno, ma di non aver “dato nessunissima importanza alla cosa”, anzi, cercando di cambiare il discorso senza puntare il dito contro nessuno, nella speranza che la discussione “finisse lì”.

E, a dire la verità, tutto sarebbe finito sicuramente lì se qualche studente, forse più di uno, non avesse deciso di mettere per iscritto quella domanda impertinente, finita poi sotto agli occhi di qualche genitore, probabilmente filo leghista e, in seguito, in quelle di Simone Carapia che ha fatto scoppiare lo scandalo.

‘Non sapevo nulla’

La malcapitata docente prova, infine, a discolparsi, spiegando di non aver controllato i quaderni dei suoi alunni né, tantomeno, di aver visto e corretto quelle domande. Una iniziativa autonoma degli studenti, insomma, della quale lei non era al corrente. L’unica sua responsabilità, se così si può definire, e di essere stata ingenua e di aver sbagliato nel decidere di non controllare personalmente quei quaderni.