Il Pd ha un futuro incerto in questi giorni di confronto, con i vertici che si esprimono ciascuno con la sua autorevolezza. Ieri è stato il turno del segretario Maurizio Martina, che ha risposto a tono alla proposta radicale del presidente nazionale Matteo Orfini. Se Orfini voleva sciogliere il partito, strappare lo statuto e ricominciare tutto da capo, l'attuale segretario del Partito Democratico è per il contenimento dei toni e non crede all'idea della rifondazione da zero. Né pensa al rinvio del Congresso, di cui nelle file del partito si discute dalle dimissioni di Matteo Renzi, l'ultimo segretario eletto.

"Il congresso ci sarà", ha dichiarato Martina rassicurando elettori e militanti, e l'obiettivo è arrivare alle elezioni primarie per gennaio 2019, vale a dire in tempo per designare - presumibilmente - il candidato alle elezioni europee di maggio.

Guardare al futuro: giustizia sociale e solidarietà

La crisi del Pd, iniziata dopo il referendum del 4 dicembre 2016 e aggravatasi subito dopo la sconfitta alle elezioni del 4 marzo del 2018, non è ancora sulla via del riassorbimento. E ora sembra che ciascuno dei vertici del partito - da Orfini a Martina, da Renzi a Zingaretti - abbia in mano soluzioni drastiche. In risposta alle uscite di Renzi e Orfini sulla riorganizzazione interna de Pd, Martina rilancia sui contenuti: le parole chiave sono (e dovranno essere) giustizia sociale e solidarietà.

"Più che discutere di scioglimenti del Partito Democratico o di rinvii del congresso, facciamo invece tutti un passo avanti per il futuro, nel segno della giustizia sociale e della solidarietà".

Renzi contro il 'fuoco amico'

Ha parlato anche Matteo Renzi, in merito alla serie di uscite e di proposte che riguardano il futuro del Partito Democratico.

In particolare, ha invitato a tutti a "smetterla con il fuoco amico", perché il problema di questo paese non è il Pd, ma l'attuale governo Lega-M5s, al quale occorre, sostiene l'ex segretario, fare "opposizione dura" - coerentemente con la linea che ha lanciato da subito dopo le elezioni. Se il Pd riuscirà a risollevare se stesso e tutto il centrosinistra, lo si saprà con il prossimo banco di prova, le elezioni europee.

I dubbi restano in tutta l'area di centrosinistra, come risulta piuttosto chiaro dalle parole di un altro ex vertice del partito, Sergio Cofferati, che insieme con molti altri esponenti di centrosinistra è orientato verso la costituzione di un nuovo soggetto politico progressista.