Il futuro del Pd è sempre più incerto. In poche ore si è passati dalle speranze suscitate dall’invito a cena promosso da Carlo Calenda nei confronti di Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Marco Minniti, alla delusione e allo sconcerto per il niet pronunciato da Renzi e per la successiva furiosa reazione di Calenda che ha annullato l’incontro. L’ex ministro dello Sviluppo economico durante il governo Gentiloni si è sfogato parlando di un partito che non dovrebbe nemmeno presentarsi alle elezioni europee e che meriterebbe di estinguersi per colpa delle lotte intestine in atto tra renziani e antirenziani.

Il primo a rispondere a questa durissima presa di posizione è il segretario reggente Maurizio Martina che prova a lanciare il suo grido di dolore: “Adesso basta”.

Lo sfogo di Calenda: ‘Nel Pd c’è un’entità che si chiama Renzi’

Dunque, tutto era cominciato solo poche ore fa con l’invito a cena reso pubblico da Carlo Calenda sul suo profilo Twitter. Nemmeno il tempo di stampare il menù, però, che Matteo Renzi ha deciso di declinare l’invito con la scusa di non voler partecipare a manovre interne di Palazzo. Un rifiuto che, però, ha mandato su tutte le furie il predecessore di Luigi Di Maio allo Sviluppo economico. Questa mattina, ospite della trasmissione radiofonica Circo Massimo, in onda su Radio Capital, Calenda si è lasciato andare ad una invettiva che rischia di diventare virale.

Secondo lui, infatti, l’attuale gruppo dirigente Dem, ormai usurato, è interessato solo alle poche poltrone rimaste e non, come dovrebbe essere, al risultato delle prossime elezioni Europee. Un partito, insomma, che non si dovrebbe nemmeno presentare alle urne, che meriterebbe l’estinzione e di avere come unico candidato alla segreteria il “presidente dell’associazione di psichiatria”.

Calenda, comunque, ce l’ha soprattutto con Matteo Renzi e il suo Giglio Magico. “Nel Pd - accusa - c’è un’entità che si chiama Renzi, che non si capisce cosa voglia fare e che va avanti per conto suo”. Se la prende con i membri del suo “caminettino”, Luca Lotti e Maria Elena Boschi, e si dice convinto che al Nazareno sia in atto una “resa dei conti fra renziani e antirenziani”.

La risposta di Martina: ‘Meno arroganza’

Uno sfogo davvero violento e inaspettato che, in un primo momento, ha lasciato quasi inebetiti i compagni di partito di Calenda (il quale, lo ricordiamo, ha avuto il coraggio di prendere la tessera del Pd all’indomani della sconfitta elettorale del 4 marzo). Il primo a farsi coraggio per provare almeno a metterci una pezza è stato Maurizio Martina. Ci vuole “più generosità e meno arroganza”, ha scritto il segretario reggente in una breve nota pubblicata dall’Huffington Post, aggiungendo un perentorio “adesso basta” in riferimento al feroce scontro interno sorto soprattutto tra Renzi e Calenda. Secondo Martina, che si rivolge indirettamente a Calenda, chi crede che il partito debba sul serio pensare all’estinzione, non si rende conto che “questa comunità” rappresenta oggi “l’unico argine al pericolo della destra”.

Il segretario chiede, anzi implora, il gruppo dirigente Pd di restare unito in vista della manifestazione anti governativa fissata per il 30 settembre a Roma, per dare almeno una sensazione di compattezza alla “nostra gente”.