Per l'ex Golden Boy del pugilato americano l'età dell'oro non finisce mai. Per chi ama la boxe, Oscar De La Hoya non ha bisogno di presentazioni. A cavallo tra gli anni '90 ed il primo decennio degli anni 2000 è stato uno dei pugili più forti: parlano per lui nove cinture mondiali conquistate tra il 1994 ed il 2007 in sei differenti categorie di peso (superpiuma, leggeri, superleggeri, welter, superwelter e medi). Numerosi i combattimenti in cui ha scritto e riscritto la storia della boxe contro avversari come Julio Cesar Chavez, Hector Camacho, Felix Trinidad ed Arturo Gatti.
Ha affrontato i migliori e li ha battuti, ma tra questi qualcuno lo ha nettamente sconfitto, Bernard Hopkins, Floyd Mayweather e Manny Pacquiao. Insomma, ha fatto abbastanza per essere ricordato più o meno per sempre. Ma l'ex pugile statunitense di origine messicana non è uno che si accontenta. Oggi è tra i più brillanti promoter e giusto in questi giorni sta promuovendo l'atteso combattimento di Las Vegas tra Gennadij Golovkin e Canelo Alvarez. Motivo per cui la sua ultima dichiarazione a TMZ è stata presa con le dovute cautele, perché potrebbe far parte del gioco di promuovere maggiore interesse attorno ad un evento sporivo di per sé straordinario. Curiosità dei mass media di altro tipo e non solo legata al pugilato, perchè Oscar De La Hoya ha pubblicamente affermato di stare valutando una sua candidatura alle Elezioni presidenziali del 2020.
'In tanti mi chiedono di rappresentare la loro voce'
"Da quando sono diventato pugile professionista - ha detto De La Hoya - ci sono state milioni di persone che mi hanno chiesto di essere rappresentate da me, di alzarmi in piedi e far sentire la mia voce. La voce più grande è quella del presidente degli Stati Uniti. Se uno come Kanye West afferma di volersi candidare alla presidenza, perché non posso farlo io?".
Il riferimento è al rapper che due anni fa annunciò di voler tentare la scalata alla Casa Bianca. Comunque sia, l'ex campione del mondo va oltre, sottolineando di aver approntato "un team di fattibilità", una squadra di esperti. "Se mi daranno ottimi riscontri in termini numerici, allora mi candiderò ufficialmente e darò il via alla campagna elettorale".
Politicamente parlando, il 'Golden Boy' si descrive come un conservatore ed uno strenuo nazionalista.
Un curriculum 'poco presidenziale'
Ovviamente Oscar De La Hoya non ha alcuna esperienza Politica, ma in fin dei conti nemmeno Donald Trump la possedeva e considerato il suo stile poco politicamente corretto dubitiamo che l'abbia acquisita a quasi due anni dalla sua elezione. Però, se per caso non fosse soltanto una trovata pubblicitaria, l'ex pugile californiano dovrà certamente lavorare per dare un colpo di spugna ad un passato non proprio 'presidenziale'. Non ci riferiamo ovviamente alla sua carriera sportiva, ma ai numerosi scandali che lo hanno coinvolto e che sono indice di un certo stile 'libertino' che poco si addice al principale inquilino della Casa Bianca.
Lo scorso aprile, ad esempio, fu messo in mezzo ad una vicenda legato ad una presunta estorsione da due milioni di dollari, il tutto legato ad un filmato a luci rosse girato con due ragazze conosciute online. Nel 2011, invece, venne denunciato per un festino decisamente hot al Ritz Carlton Hotel di New York. Nulla di cui non siano stati invischiati anche i presidenti e Trump, in tal senso, non è certamente un 'francescano'. Ma certe cose in campagna elettorale hanno il loro peso, anche in un Paese controverso ed unico nel suo genere come gli Stati Uniti d'America.