Nicola Zingaretti è stato contestato da un gruppo di animalisti durante il comizio di chiusura della convention “Piazza Grande”, trampolino di lancio per una possibile ascesa dell'attuale Governatore del Lazio al vertice del Pd. Alta tensione sul palco dove l'aspirante successore di Renzi alla segreteria dem stava tenendo un discorso dedicato alla ricostruzione del campo progressista alternativo a quello uscito sconfitto dalle elezioni del 4 marzo, quando le forze “populiste”, poi alleatesi in un inedito fronte di governo grazie al contratto Lega-M5S hanno fatto il pieno di voti a spese dei “vecchi” partiti.
I promotori dell'azione di disturbo ai danni del politico romano si erano intrufolati tra i sostenitori del Presidente della Regione, guadagnando le prime file a pochissimi metri di distanza dall'area riservata all'entourage del protagonista del comizio, per poi passare all'attacco con cartelli e cori contro il nuovo (possibile) “federatore” della sinistra italiana, accusato di sostenere la caccia e la cementificazione selvaggia del territorio.
Zingaretti contestato, rissa con gli animalisti
Dopo aver lanciato decine di volantini in aria verso la postazione dell'oratore e il pubblico accorso a partecipare all'iniziativa, alcuni tra i contestatori guidati dall'attivista Walter Caporale si sono avvicinati a Zingaretti scatenando l'energica reazione del servizio d'ordine del Partito Democratico.
Strattoni, urla e qualche colpo proibito per qualche minuto all'insegna della bagarre, come documentato dai video prontamente diffusi dagli stessi militanti dell'associazione che hanno preso parte alla protesta. “Dieci persone sono state picchiate e spinte a terra dal service” si legge nel comunicato di Animalisti Italiani sull'accaduto nella gremita piazza di Roma: la nota prosegue con una dura denuncia nei confronti del “pubblico del PD”, sotto accusa per la “violenta aggressione” che Caporale e gli altri ideatori della contestazione avrebbero subito ad opera della folla.
Animalisti contro Zingaretti a "Piazza Grande"
Al centro della polemica, i recenti atti della Regione Lazio in favore dell'estensione della stagione venatoria con superamento dei limiti all'abbattimento di specie protette e il via libera alle costruzioni edilizie nelle aree finora tutelate da vincoli ambientali. L'amministrazione regionale di centrosinistra guidata da uno dei candidati di punta al Congresso Nazionale dei Democratici, secondo molti tra coloro che si battono per i diritti degli animali e in difesa della natura, starebbe mettendo a repentaglio Ambiente e fauna con provvedimenti “spregiudicati contro la biodiversità”.