L’avversione di Vittorio Feltri per il governo gialloverde (più per la parte gialla che per quella verde) è nota da tempo. Il direttore di Libero non gradisce proprio la linea politica tenuta dal M5S, soprattutto per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, e non manca certo di farlo notare ad ogni occasione con la sua proverbiale vis polemica. L’ennesima occasione per attaccare l’esecutivo, Feltri l’ha colta con il suo editoriale, pubblicato oggi, 21 dicembre, sul quotidiano che dirige. Questa volta, però, uno dei decani del giornalismo italiano si rivolge direttamente a Matteo Salvini, accusandolo di essersi ridotto a fare la parte dello “scendiletto” dei voleri pentastellati.

Un modo forse, quello del direttore, per cercare di staccare il capitano leghista dagli odiati grillini che vorrebbero pure tagliare i finanziamenti pubblici all’editoria che tengono in vita il suo giornale.

L’editoriale di Vittorio Feltri

Non si capisce se faccia sul serio o sia volutamente ironico, fatto sta che Vittorio Feltri, in apertura del suo corsivo su Libero, si dice dispiaciuto e immalinconito dal fatto di vedere Matteo Salvini ridotto nel ruolo di “scendiletto” del suo partner di governo Luigi Di Maio. Invece di essere quell’uomo “tutto di un pezzo” che molti credevano, chiosa il direttore, il leader leghista è stato fatto a “pezzetti” dai suoi alleati del M5S. Il riferimento è alla manovra economica italiana, recentemente approvata anche dalla Commissione europea, che nelle intenzioni di leghisti e pentastellati avrebbe dovuto essere “ardita”, mentre invece, alla fine, si sarebbe rivelata come una “specie di suicidio assistito dall’Europa”.

Altro che sovranismo, insomma, quello che occupa Palazzo Chigi sarebbe solo un “governicchio”.

‘La Lega si è ammosciata’

Ma il vero problema, aggiunge Vittorio Feltri, è che la Lega si sarebbe “ammosciata” a forza di “reggere la coda” al M5S. Il Carroccio è stato infatti costretto a rinunciare alla Flat Tax per dare il via libera al reddito di cittadinanza e alla legge Fornero con la quale, accusa il direttore, saranno penalizzati “milioni di pensionati”.

Tuta colpa delle politiche del governo gialloverde, considerato dal direttore di libero come il “più dannoso della storia repubblicana”. Insomma, un esecutivo formato da “dilettanti allo sbando” che, attraverso il reddito di cittadinanza, incoraggerebbe i “fannulloni” a starsene in poltrona, castigando invece gli imprenditori.

La colpa di Matteo Salvini, punta il dito Feltri, è quella di non aver “battuto ciglio”, favorendo così le politiche assistenzialiste del Movimento.

‘Salvini affonderà nella mediocrità’

Certo, è vero che Matteo Salvini, con la sua stretta sull’immigrazione, ha guadagnato enormi consensi. Ma il fatto di aver lasciato campo libero agli alleati in “materia finanziaria” lo condannerebbe ad “affondare presto nella mediocrità”. Insomma, il leader della Lega rischia di andare incontro ad una “figura da ciula”, perché “incapace di imporsi” sull’alleato. Anzi, si farebbe “turlupinare” da un “ragazzetto” come Luigi Di Maio il quale “bisticcia con i congiuntivi”. Ma forse il vero motivo del tanto livore dimostrato da Vittorio Feltri è l’annunciato taglio ai finanziamenti pubblici all’editoria. Una scelta definita “incomprensibile”, soprattutto se messa a confronto con i fondi concessi alla Rai per “mantenere un esercito di sfaccendati”.