Romano Prodi è una delle figure che traghettò l'Italia verso la moneta unica. Definirlo europeista convinto, da ex presidente della Commissione europea, potrebbe risultare pleonastico. Nel corso di un intervento telefonico andato in onda su Radio 24 nel corso della trasmissione Mattino 24, ha avuto modo di puntualizzare il proprio pensiero su vari aspetti. Il futuro del Pd, in primis, ma anche e soprattutto il ricordo del fatto che l'unico Presidente del Consiglio a rimuovere "sciaguratamente" la bandiera dell'Europa dalle proprie spalle fu proprio l'ex Sindaco di Firenze.

Prodi attende di conoscere i programmi dei candidati alle primarie del Pd

Prodi, in riferimento al momento difficile vissuto dal Partito Democratico, ha detto di non essere preoccupato dal numero dei candidati alla segreteria, ma della necessità di idee grandi per il futuro dei giovani e i problemi dell'ineguaglianze. Non ha sciolto le riserve sul fatto se marzo andrà a votare o meno: dipenderà dai programmi dei candidati. Punzecchiato dalle domande di un ascoltatore da casa relativamente al proprio senso di appartenenza maggiormente vincolato alla bandiera italiana che non a quella europea, ha risposto con un aneddoto: "Che discorsi sono? Perché sono incompatibili? Le nostre due bandiere stanno sempre insieme, solo per un momento sono state tolte dallo scranno della presidenza del Consiglio".

Sollecitato dalla domanda relativa a quel fosse quel momento, non si fa problemi a dire di quale si trattasse: "Me lo ricordo bene, mi venne una rabbia che non si può immaginare. Non presi il telefono per chiamarlo, perché da privato cittadino uno deve rispondere solo se interrogato".

Per Prodi Renzi deve decidersi

Non lo cita mai apertamente, ma non è un mistero che a rimuovere la bandiera dell'Ue fu proprio Matteo Renzi di cui non è ancora chiaro il futuro all'interno del Partito Democratico: "Deve decidersi - ha detto Prodi - o sta fuori o sta dentro.

Veda lui. Non può stare in mezzo all'uscio". E riguardo alla trattativa fra Governo italiano e Commissione europea sulla manovra finanziaria, l'ex leader del centrosinistra ha dichiarato: "E' arrivato il momento del buonsenso, si evita il danno peggiore. Era chiaro che si sarebbe arrivato a questo perché lo voleva Tria, secondo quello che veniva scritton e l'Europa avrebbe accettato un deficit al 2%.

Ci sarà un finale condiviso, una specie di compromesso. E' debole l'Italia, è debole l'Ue, è debole la Commissione e questo compromesso diventa necessario".

Inevitabile infine un commento sulla protesta dei gilet gialli in Francia: 'Io penso che la protesta andrà avanti ancora, ma che non avrà sbocchi. E' come il '68 in Italia, viene dal basso e non riescono ad avere un leader. Il populismo italiano, quello del M5S, è partito dall'alto, con un comandante unico ed è arrivato al Governo. Si, tutto sommato i gilet gialli sono al Governo in Italia. Ogni Paese poi ha le sue differenze, ma tutto sommato abbiamo quattro quinti di somiglianza".