Tra De Magistris e Salvini è di nuovo polemica, dopo la sfida lanciata dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando al decreto sicurezza e alla politica dei “porti chiusi” del Viminale a guida Lega.

Lo scontro si è acceso in queste ore con la provocazione del primo cittadino di Napoli, intenzionato a promuovere (insieme ai suoi colleghi Orlando e Nardella) la disobbedienza civile contro le leggi che impongono un netto giro di vite sull'accoglienza di profughi in Italia. Non ha usato mezzi termini, l'amministratore della città vesuviana, nel definire le scelte dell'attuale ministro dell'Interno e dell'intero esecutivo in materia di immigrazione: “I nostri governanti lucrano politicamente, sono un po' come i trafficanti di esseri umani” e ancora “lasciare persone e bambini in mezzo al mare è indegno, criminale”.

Migranti, De Magistris e Salvini ancora ai ferri corti

Per l'emergente federatore della sinistra radicale, ci sarebbero le condizioni per organizzare “un'azione di salvataggio” della nave Sea Watch 3, contravvenendo alle disposizioni delle autorità nazionali che espressamente vietano all'imbarcazione con naufraghi a bordo di attraccare presso qualsivoglia scalo italiano. “Mi auguro che la nave si avvicini, sarò il primo a guidare le operazioni e la faremo entrare” promette l'ex pm di Catanzaro oggi al secondo mandato nell'amministrazione del Comune di Napoli. Non si sono fatte attendere le parole di replica del vicepremier leghista, fermo nell'intenzione di non arretrare sul blocco dei porti perché “abbiamo già accolto troppi finti profughi e arricchito gli scafisti”.

Sea Watch 3, la sfida dei sindaci 'ribelli' al Viminale

Invitando i sindaci “di sinistra” e cioè anche quelli di Palermo e Firenze a “occuparsi dei loro cittadini in difficoltà” e “non ai clandestini", Matteo Salvini ha così ribadito ancora una volta la linea dura del governo sul tema degli arrivi di migranti in Italia, aggiungendo su Twitter: "Certi sindaci rimpiangono i bei tempi andati sull'immigrazione, ma anche per loro è finita la pacchia".

Il tutto, mentre si moltiplicano le richieste di aiuto per i 32 ospiti della Ong, in attesa di un “approdo sicuro” dopo 13 giorni di navigazione nelle acque del Mediterraneo, a poche miglia dalle coste di Malta dove la Sea Watch 3 ha avuto qualche ora fa il permesso di trovare riparo dalle intemperie, ma solo temporaneamente e a condizione di non avvicinarsi alla terraferma in mancanza di autorizzazione.