Sul tema dell’immigrazione e sul decreto sicurezza da poco convertito in legge si è aperto uno scontro istituzionale senza precedenti tra il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, considerato il padrino politico del provvedimento, e diversi sindaci di alcune grandi città italiane come Palermo, Napoli, Firenze e Parma (tutti del Pd, tranne l’ex M5S Federico Pizzarotti). L’oggetto del contendere è il contenuto dell’articolo 13 della legge 132 (ex Decreto Salvini) che stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato ad un immigrato richiedente asilo non è più sufficiente per ottenere la residenza nel nostro Paese.
Leoluca Orlando, Luigi De Magistris e Dario Nardella (seguiti poi da altri primi cittadini di altri Comuni minori) sono saliti sulle barricate, ordinando ai loro uffici di non applicare la misura. Il leader della Lega ha minacciato azioni legali, mentre due ex presidenti della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli e Giovanni Maria Flick, hanno invitato i sindaci ribelli a rispettare le leggi dello Stato italiano.
Le minacce di Matteo Salvini nei confronti di Orlando, De Magistris, Nardella e Pizzarotti
L’ultima risposta in ordine cronologico di Matteo Salvini ai sindaci ammutinati sul Decreto Sicurezza è arrivata questa mattina su Facebook. “Col Pd caos e clandestini, con la Lega ordine e rispetto - ha postato minaccioso Salvini - Certi sindaci rimpiangono i bei tempi andati sull’immigrazione, ma anche per loro è finita la pacchia!”.
Già ieri, poi, il titolare del Viminale aveva accusato il promotore della protesta, il palermitano leoluca orlando, di trascurare gli immensi problemi che ci sono a Palermo per pensare agli immigrati clandestini, aveva minacciato azioni legali e promesso di recarsi al più presto nel capoluogo siciliano per vigilare che nelle ville sequestrate alla mafia a Orlando non venga in mente di “piazzare” gli immigrati.
I costituzionalisti Mirabelli e Flick: ‘Atto politico, i Comuni devono rispettare le leggi dello Stato’
Oltre alle minacce di Matteo Salvini, sulla eventuale mancata applicazione dell’ex Decreto Sicurezza (ora legge 132) intervengono anche due presidenti emeriti della Corte Costituzionale. Secondo Cesare Mirabelli, quello annunciato da Orlando, De Magistris, Nardella e Pizzarotti sarebbe un “atto politico”, mentre invece “i Comuni sono tenuti ad uniformarsi alle leggi”.
Insomma, secondo Mirabelli, gli amministratori pubblici non possono sollevare questioni di legittimità costituzionale, ma sono invece tenuti a rispettare tutte le leggi, a meno che non siano “liberticide”. Anche secondo Giovanni Maria Flick non spetterebbe ai sindaci “decidere di sospendere l’applicazione di una legge” se la ritengono incostituzionale. Loro compito è solo quello di ricorrere all’autorità giudiziaria che, a sua volta, se lo riterrà necessario, potrà investire della questione la Corte Costituzionale.