Tra i prezzi che ci sono da pagare per la notorietà, soprattutto se si è un politico, c'è quello di suscitare simpatie, ma soprattutto antipatie. Non è dato sapere quale sia il sentimento che potrebbe aver spinto un consulente Enel a sfruttare la sua posizione per lasciare una casa di Matteo Renzi senza corrente elettrica. Ma è questa la motivazione per la quale dovrà rispondere nel corso di un processo che lo accusa, di fatto, di aver rischiato di causare un disagio importante alla famiglia dell'attuale senatore del Partito Democratico all'indomani della sconfitta nel referendum del 2016, a cui seguirono le sue dimissioni.

La vicenda ha origine il 4 dicembre 2016

Il protagonista della vicenda è un piacentino che ha svolto la mansione di consulente dell'Enel. Per ricostruire quanto accaduto occorre spingersi indietro di due anni e mezzo, esattamente fino al 4 dicembre 2006. E' quella la data in cui Matteo Renzi doveva fare i conti con una sconfitta politica, determinata da un responso popolare che bocciò la sua proposta di riforma che avrebbe portato, tra le altre cose, all'abolizione del Senato. Una debacle che, come già preannunciato, generò nell'ex sindaco di Firenze la necessità di rassegnare le dimissioni da premier e rimettere il mandato al presidente della Repubblica.

Disdetta effettuata tramite un call center

L'accusa imputa al protagonista della storia il fatto di aver approfittato della sua posizione per riuscire ad entrare in possesso degli estremi del contratto di fornitura elettrica dell'abitazione di Renzi in località Pontassieve e di avere usato i dati per effettuare una disdetta tramite un call center.

Una procedura che, di fatto, sarebbe possibile solo per gli intestatari dell'utenza o per chi, come il diretto interessato nella vicenda, può avere accesso con canali privilegiati a tutte le informazioni da comunicare ai tecnici che operano telefonicamente. Tuttavia, affinché si verifichi l'interruzione del servizio è necessario un intervento fisico che è stato intercettato prima che potesse effettuare concretamente lo stop all'erogazione per l'utenza.

Il fatto che i tecnici abbiano dovuto evitare di procedere al compito per il quale erano stati chiamati, ha fatto scattare un'indagine che ha portato alla denuncia per il consulente. Il piacentino, comunque, si è dichiarato estraneo ai fatti, ma dovrà farsi scagionare dall'accusa di accesso abusivo a sistema informatico e sostituzione di persona.