Nella giornata di ieri, 16 febbraio, gli elettori dello Stato federale della Nigeria attendevano di poter esprimere il proprio voto per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e dei rappresentanti del Parlamento.

A cinque ore dall’apertura ufficiale dei seggi la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (INEC), organo di garanzia del corretto svolgimento del voto, annuncia il rinvio delle elezioni al 23 febbraio. Mahamood Yakubu, Presidente della Commissione elettorale, a poche ore dalla decisione straordinaria dichiara l’espletamento del voto “non più fattibile” e che la scelta del rinvio è stata valutata come necessaria per garantire un voto equo e libero.

La decisione ha scatenato immediate accuse reciproche da parte dei due principali partiti politici in competizione, il All Progressives Congress (APC) ed il Peoples Democratic Party (PDP), di aver ingerito nelle scelte della Commissione elettorale. L’impegno ufficiale assunto dall’Inec è quello di ripristinare 120 mila seggi e rendere disponibili agli elettori ben 180 mila tessere elettorali e permettere cosi il regolare svolgimento delle elezioni.

Le motivazioni del rinvio tra polemiche e schede elettorali mancanti.

Le motivazioni ufficiali sono state rese note oggi dall’Inec che motiva la scelta del rinvio delle elezioni con un ritardo nel trasporto del materiale elettorale necessario al corretto espletamento del voto.

Lo stesso Yakubu, dopo essersi scusato con con i tanti nigeriani per i disagi arrecati dalla decisione, si è assunto la totale responsabilità della scelta, fugando ogni sospetto di ingerenza politica o “questione di sicurezza” nella scelta dell’Inec.

A causare il ritardo nella distribuzione dei materiali elettorali in molte località, continua il rappresentante dell’Inec, sarebbero state le cattive condizioni climatiche oltre alla necessità di ristampare numerose schede elettorali e documenti per motivi tecnici.

Nelle precedenti settimane alcuni uffici dell’Inec e seggi elettorali sono stati incendiati con migliaia di schede elettorali e lettori di smart card elettroniche andati in fumo.

Per la Nigeria non è la prima volta che il voto presidenziale viene posticipato con una decisione d’urgenza. Anche le elezioni del 2011 e del 2015 erano slittate per motivi organizzativi e logistici.

Toni più distesi nella giornata di oggi da parte di entrambe le principali formazioni politiche che invitano alla “calma ed alla pazienza”.

La scelta di non strumentalizzare eccessivamente l’accaduto per fini elettorali è probabilmente dovuta alla necessità di evitare un’escalation di violenza dopo i disordini verificatisi nella giornata di ieri, in un momento così delicato e teso per il futuro di un paese che, con 190 milioni di abitanti, è più popoloso del continente africano.

Oltre ai disagi anche scontri ed attentati: 66 vittime in un attentato nello stato di Kaduna

Il rinvio ha scatenato disagi e malcontento per migliaia di nigeriani che per esprimere il proprio voto hanno affrontato lunghi viaggi per di recarsi nelle comunità di origine.

Molte attività commerciali e negozi avevano deciso di chiudere in vista dalla giornata di votazione.

Al disagio degli elettori che dovranno attendere una settimana per poter finalmente votare si aggiunge un clima sociale affatto disteso anche a causa del terrore diffuso all’azione jihadista del gruppo islamico Boko Haram, che ormai da anni in Nigeria causa morti ed atrocità ad una popolazione già martoriata dall’eterna povertà,

Lo scorso venerdì, alla vigilia delle elezioni presidenziali la polizia ha reso noto il bilancio di un attentato avvenuto nello Stato settentrionale di Kaduna, perpetrato da un gruppo di uomini armati, che ha causato la morte di 66 persone tra cui 22 bambini e 12 donne.

Il prossimo 23 febbraio 84 milioni di elettori potranno scegliere tra ben 73 candidati alla più alta carica dello Stato.

I due principali leader politici, l’attuale presidente Muhammado Buhari (APC) e l’ex Presidente Atiku Abubakar (PDP), si contenderanno la carica di presidente di un paese che chiede di affrontare e risolvere carenza energetica, corruzione diffusa, problemi di sicurezza interna ed economia stagnate.