L'estate 2019, sul fronte migranti, si è aperta con l'ormai celeberrimo caso della Sea Watch e di Carola Rackete. La scelta di forzare il blocco navale italiano ha fatto e farà discutere, ma non ha portato il Ministro degli Interni Salvini a indietreggiare rispetto alla strategia dei porti chiusi alle Ong. Dal canto loro, però, le organizzazioni non governative non sembrano avere intenzione di rinunciare al compito che si sono date di pattugliare il Mediterraneo alla ricerca di migranti da salvare. In particolare sono pronte a tornare in due: Médecins Sans Frontières e Sos Méditerranée, che dopo diverse peripezie economiche e giudiziarie sono pronte a riattivarsi con l'ausilio di una nave, l'Ocean Viking, facente capo all'armatore norvegese Hoyland Offshore.

Nel Mediterraneo arriva l'Ocean Viking

Médecins Sans Frontières, com'è noto, era stata al centro di un'inchiesta giudiziaria italiana per via dello smaltimento rifiuti a bordo della nave Acquarius. Quella non è che solo una delle traversie giudiziarie che hanno reso particolarmente complicata l'attività delle due Ong che, negli ultimi mesi, si sono battute per venire a capo di problemi che sembravano insormontabili, come ad esempio il congelamento dei conti. Mentre, però, i discorsi in merito sono ancora in corso, le due ong si sono prodigate per trovare una strada finalizzata a riprendere la propria attività. Adesso potranno avallersi di una maxi imbarcazione, la Ocean Viking, un cargo con 69 metri di lunghezza e 15,5 metri di larghezza, la cui funzione originaria era di prestare soccorso ai lavoratori delle piattaforme petrolifere.

Le operazioni avranno un costo giornaliero per la navigazione di circa quattordicimila euro, costo per il quale sono già state indette delle raccolte fondi ad hoc. Secondo quanto si apprende, inoltre, la ripresa a pieno regime delle attività dovrebbe verificarsi ad agosto.

Ong annunciano niente sbarchi in Libia

Il responsabile di Msf Hassiba Hadj-Sahraoui ha annunciato che l'Ocean Viking si sta dirigendo verso il Mediterraneo per mettere in atto una "nuova campagna di ricerca e di soccorso".

Inoltre ha sottolineato come quella sia la rotta marittima migratoria più mortale del mondo. C'è attesa per capire, però, cosa accadrà dopo il primo recupero di migranti, considerando che l'Italia continuerà a tenere i porti chiusi alle Ong. L'unica certezza data dalle Ong pronte a ritornare al lavoro è che non riporteranno nessuno in Libia. Una scelta che, secondo i diretti interessati, viene fatta nel "pieno rispetto del diritto internazionale". Non resta che attendere e capire se ci si dovrà aspettare eventuali nuovi casi Sea Watch.