Giuseppe Conte ha accettato l’incarico di provare a formare un nuovo governo, il Conte 2, assegnatogli dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il premier in pectore ha già dato avvio alle consultazioni con le diverse forze politiche che, uscite dai colloqui al Quirinale, hanno dichiarato di essere disponibili a sostenere un esecutivo guidato dal giurista pugliese. Tra queste, ovviamente, ci sono Pd e M5S. Ma anche la sinistra rappresentata da LeU e diversi parlamentari in ordine sparso hanno anticipato il loro sì alla fiducia. I temi principali sul tavolo della trattativa giallorossa sono sono sicuramente il fisco, la giustizia e le infrastrutture.

Ma in queste ore, e probabilmente fino ai primi giorni della settimana prossima quando Conte dovrebbe presentarne la lista, si discute animatamente dei nomi dei futuri Ministri. Tra le varie ipotesi, più o meno autorevoli, spiccano quelle di Marco Travaglio. Il direttore del Fatto Quotidiano cita diversi nomi, avanzando la candidatura di alcuni ‘tecnici’ come Renzo Piano, ma promuovendo in maniera bipartisan anche ex Ministri di M5S e Pd che, a suo modo di vedere, hanno fatto bene. Si tratta di Gentiloni, Minniti, Di Maio e Bonafede.

Marco Travaglio: ‘Fatto il Premier, ora bisogna fare programma e Ministri’

Anche se non festeggia apertamente, Marco Travaglio dimostra di essere sollevato dalla possibilità che Giuseppe Conte possa tornare a Palazzo Chigi, alla guida del cosiddetto governo Conte 2, come lui stesso lo ha ribattezzato per rimarcare le distanze dalla ormai conclusa alleanza del M5S con la Lega e da un eventuale Conte bis.

Una volta scelto il nome dell’avvocato pugliese, però, restano da fare le cose più difficili: decidere il programma di governo con il Pd e scegliere i Ministri giusti. La ‘stella polare’ da seguire resta sempre l’articolo 54 della Costituzione (“I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”), citato a più riprese da Conte.

La famosa “questione morale” tanto cara a Travaglio che, però, punta il dito il giornalista, sarebbe stata sempre ignorata dai precedenti Premier, sempre pronti ad intasare le loro “squadre ministeriali” di “inquisiti e condannati”.

Travaglio promuove alcuni Ministri dei governi targati Pd

Unica eccezione, puntualizza Marco Travaglio, è stata rappresentata dal governo Conte 1 che non aveva Ministri nei guai con la giustizia.

Di quell’esecutivo “non tutto è da buttare”, così come di quello precedente, ovvero il governo guidato da Paolo Gentiloni. Insomma, se l’esponente Pd Graziano Delrio “non ha brillato” al Ministero delle Infrastrutture, così come il suo successore del M5S Danilo Toninelli, non altrettanto si può dire dei dem Paolo Gentiloni agli Esteri (governo Renzi) e Marco Minniti all’Interno (governo Gentiloni). Così come anche i pentastellati Luigi Di Maio al Lavoro e Alfonso Bonafede alla Giustizia sono da promuovere. Con loro, nella nuova squadra di Palazzo Chigi, Travaglio vedrebbe bene anche luminari apartitici come Renzo Piano, Carlo Rubbia e Salvatore Settis.