Il Fatto Quotidiano compie dieci anni e si regala una festa in Versilia: è questo il motivo per il quale Marco Travaglio ha scelto di titolare il suo tradizionale editoriale "Visti da lontano" in riferimento a quella che è la sua analisi sugli scenari politici che si stanno delineando negli ultimi giorni. Un pensiero come di consueto affidato alla prima pagina del suo giornale, in cui attraverso la sua pungente penna non manca di tirare frecciate verso la classe dirigente del Paese e talvolta anche benedire qualche atteggiamento o scelta. Stavolta il suo punto di vista ha riguardato il nascente governo giallorosso (anzi, giallorosa come da lui definito) attraverso un excursus che ha riguardato le figure chiave della situazione: Renzi, Di Maio e, sullo sfondo, Beppe Grillo.

Travaglio riconosce la tempestività di Renzi

Nel manifestare soddisfazione per come la festa del quotidiano abbia avuto grande coinvolgimento popolare, Travaglio consiglia ai politici non perdere mai il contatto con le persone. L'occasione diventa proficua per condannare il comportamento politico di Salvini che, a un certo punto, secondo il giornalista si sarebbe ubriacato "di voti inutili (quelli delle europee), di sondaggi, di like e di yesman", avrebbe iniziato "ad ascoltare soltanto se stesso e si è dannato da solo". Secondo Travaglio il leader della Lega sarebbe finito come la rana delle fiabe antiche che, gonfiandosi a dismisura, finisce per scoppiare.

Su Renzi invece Travaglio sottolinea di non esserne affatto un suo fan, sottolineando, però, come "sia stato il più lesto a spostare il nuovo senso comune in una proposta che, grazie al ricatto sui gruppi parlamentari di sua stretta fiducia (anzi, nomina), ha spostato il Pd dall’opzione elezioni all’opzione governo giallo-rosa".

Travaglio parla di scelte giuste di Di Maio

Travaglio mette in evidenza come Grillo abbia riscoperto la voglia di far politica e il fatto che il centro-sinistra dopo anni di appelli sembra aver aperto ad un possibile dialogo con il movimento pentastellato dopo tanti anni di respingimenti. Il giornalista, pur riconoscendone i tanti errori, ha buone parole anche per Di Maio, che avrebbe nel complesso fatto le scelte giuste.

Quelli che sembrano essere, invece, dissidi tra M5S e Pd non preoccupano Travaglio, considerato che ha toni abbastanza chiari e decisi nel giudizio sulla vicenda: tutto quello che sembra svilupparsi attorno alla possibile intesa tra i due partiti sarebbero, secondo Travaglio, "scosse di assestamento". A generarle ci sarebbero, secondo il giornalista, il timore di cambiare, risentimenti personali e il cumulo di tanti anni di insulti, veleni e tossine.