Erdogan reagisce con rabbia alle dichiarazioni dell'Alto rappresentante della Politica estera Ue Federica Mogherini. La commissaria italiana aveva invitato la Turchia a cessare l'azione unilaterale nella Siria nord orientale nei confronti della componente curda. La Ue – secondo Mogherini – non può ritenere accettabile alcuna soluzione del conflitto siriano che non sia diplomatica.

Il discorso della commissaria Ue non sembrava particolarmente impegnato a favore dell'indipendenza dei curdi siriani. Costoro, nel corso del conflitto, avevano costituito un'amministrazione autonoma, con l'appoggio degli Stati Uniti.

Mogherini, più che altro, ha riconosciuto il contributo dato dai curdi alla lotta contro l'ISIS, nell'ambito della coalizione occidentale di cui la stessa Turchia ha fatto parte. L'azione della Turchia, secondo l'alto rappresentante, potrebbe compromettere gli importanti risultati raggiunti in tal senso.

Il presidente turco, al contrario, definisce proprio il suo attacco un'azione verso i "terroristi", individuando come tali i curdi siriani. "Se provate a presentare la nostra operazione come un'invasione – ha detto – invieremo in Europa altri 3,6 milioni di migranti". È il numero dei rifugiati siriani ospitati dalla Turchia in base agli accordi con la Ue. Ma, secondo Erdogan, l'Europa deve ancora corrispondere alla Turchia gli oltre 3 miliardi di euro pattuiti per la loro assistenza.

Invece, sempre secondo il leader turco, la Turchia ne avrebbe già spesi quaranta.

Non a caso Ankara fa riferimento alla questione migranti

La questione rifugiati è proprio il nocciolo della questione. Erdogan, infatti, è in forte crisi di consenso nel proprio paese. Tra i vari motivi: il crescere della tensione tra turchi e rifugiati siriani, soprattutto nelle località di accoglienza.

Inoltre, ha sempre avuto il terrore che la minoranza turca di etnia curda si possa alleare con i connazionali siriani e proclamare un grande Kurdistan indipendente. Per questo ha sempre definito i curdi come "terroristi".

Ha così individuato un'unica soluzione per entrambi i problemi: creare una zona cuscinetto in Siria tra le due componenti curde, quella turca e quella siriana.

Quindi, ripopolarla con circa due milioni dei profughi arabo-siriani, attualmente accolti in Turchia. In altre parole, una vera "pulizia etnica" e successiva ricomposizione del tessuto demografico del territorio. Essendo diretta contro quelli che lui ritiene null'altro che terroristi (i curdi), Erdogan ha chiamato la presente operazione "Fonte di pace".

Chiaramente, l'attacco terrestre ed aereo di Ankara non fa distinzione tra curdi, che siano militari o civili. Essa ha come unico obiettivo la completa "liberazione" del territorio individuato come zona cuscinetto. In poche ore, infatti, circa 60.000 curdi siriani hanno attraversato i confini per riunirsi ai curdi irakeni. Erdogan, invece, ha riferito al Parlamento che già 109 "terroristi" sono stati uccisi.

Ankara ha contro l'Europa ma non Trump e nemmeno del tutto Putin

L'Europa ha manifestato il proprio dissenso per l'azione di Erdogan non solo tramite Mogherini. Anche i cinque membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu hanno emesso un comunicato in tal senso. Gran Bretagna, Francia, Germania, Belgio e Polonia hanno infatti chiesto congiuntamente alla Turchia di "arrestare la propria azione unilaterale all'interno dei confini siriani. Ad essi si è aggiunto l'Alto Commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi, esprimendo il proprio disappunto per gli attacchi contro i cittadini e le infrastrutture civili.

A dire il vero, l'azione di Erdogan tanto unilaterale non è stata. Essa ha avuto il via libera del Presidente americano Donald Trump.

Washington ha infatti arretrato le proprie truppe al di qua della "zona cuscinetto", permettendo ai Turchi di oltrepassare i confini. Trump ha dichiarato di non abbandonare i curdi siriani. Ha però risposto con sarcasmo ai timori europei di fuga in Europa dei guerriglieri dell'Isis, attualmente detenuti nel Kurdistan siriano.

Già da tempo gli Stati Uniti hanno individuato la Turchia come loro sostituta nel conflitto siriano, dove non hanno più alcun interesse ad essere presenti. Gli oppositori al governo di Assad, che una volta Obama appoggiava, sono stati affidati alla tutela di Ankara nel nord-ovest del paese. Probabilmente l'interposizione di una zona cuscinetto al confine turco-siriano tra le due componenti del popolo curdo, rappresenta la contropartita richiesta da Erdogan.

Non è chiaro, però, il parere di Mosca sull'operazione attuale. Ovviamente, Putin preferisce avere come interlocutore Ankara piuttosto che Washington. L'integrità del territorio siriano, che Mosca ha sempre propugnato, mal si concilia con la presenza turca in Siria. Ma nemmeno un'amministrazione autonoma curda a nord-est del paese.

Alla lunga Vladimir Putin sa che dovrà trattare con Ankara il ritorno dell'esercito turco oltre confine. Per questo sta spingendo sin d'ora per un dialogo tra il governo siriano e la Turchia. Ribadendo che qualsiasi soluzione diplomatica è stata sinora rinviata proprio per il comportamento degli americani e della coalizione occidentale.