Dopo le furiose polemiche seguite alla messa in onda de ‘La fabbrica della paura’, il servizio sui presunti rapporti oscuri della Lega in Russia, la trasmissione di Rai Tre Report torna per così dire sul luogo del delitto per parlare ancora del partito di Matteo Salvini. Nella puntata andata in onda il 28 ottobre, a finire sotto i riflettori del programma condotto da Sigfrido Ranucci è Luca Morisi, l’uomo che sta dietro alla cosiddetta Bestia, la macchina social che ha permesso in breve tempo al leader leghista di divenire il politico italiano più seguito e cliccato sui social network.
I dubbi di Report, che aveva indagato sui fondi destinati a Morisi già nel 2017, si concentrano sulla provenienza dei denari necessari a lubrificare La Bestia. Ranucci e i suoi collaboratori erano già riusciti a scoprire che la Lega ha in passato affidato la sua campagna social ad una società intestata ad una barista, cognata del commercialista di via Bellerio Alberto Di Rubba. Contratto pagato 480mila euro di soldi pubblici (tutto legale), una parte dei quali sarebbe poi finita misteriosamente, questa l’accusa alla Lega, nella disponibilità di Morisi. Scoperte anche mail inedite tra lui e i leghisti Giorgetti, Siri e Centemero.
Il ‘giro strano’ di 480mila euro partiti dal gruppo della Lega al Senato
“A proposito di costi, ci siamo chiesti: ma La Bestia e chi la gestisce e come vengono pagati?”. Così Sigfrido Ranucci introduce il tema della puntata di Report dedicata in parte ai fondi con cui la Lega finanzia i suoi canali social. “Nel 2017 ci eravamo occupati di Luca Morisi - prosegue il conduttore - e avevamo scoperto che dal 2009 aveva incassato circa un milione di euro frazionati, soprattutto dalle Asl in amministrazione leghista.
Avevamo chiesto se questi soldi erano stati dati direttamente o con una regolare gara. Ci avevano risposto le Asl di Mantova e di Cremona e avevano detto di dar loro tempo per cercare le carte e inviarle. Ma dopo due anni le carte non le abbiamo viste. Poi, indagando sul commercialista Di Rubba, direttore finanziario del gruppo della Lega alla Camera e amministratore della Pontida Fin, una immobiliare, avevamo anche scoperto un finanziamento di 480mila euro che era partito dal gruppo al Senato della Lega per incrementare la campagna social, ma avevano fatto un giro un po’ strano.
Il racconto di Report prosegue serrato. “Un contratto di 480mila euro viene stipulato dal gruppo parlamentare al Senato della Lega Salvini Premier allo scopo di divulgare le attività istituzionali del gruppo. Solo che poi questo contratto - spiega Ranucci - viene stipulato con una società che fa riferimento ad una barista che è la cognata del commercialista della Lega che dietro al bancone non è che dà proprio l’idea di saperne molto di social. Tuttavia è tutto legale - puntualizza il successore di Milena Gabanelli - perché la legge consente ai gruppi parlamentari di finanziare e decidere a chi dare direttamente i loro soldi. Anche milioni di contributi pubblici. Purché però vengano spesi per le attività istituzionali del gruppo.
E come tali devono essere rendicontati”.
La scoperta di Report: mail inedite di Morisi con Siri e Giorgetti
“In questo caso come sono stati spesi? Noi di Report abbiamo scoperto che c’ è stato un giro e più di 87mila euro sono tornati nella disponibilità di alcuni membri dello staff di Salvini tra cui appunto Luca Morisi e Andrea Paganella che è il suo socio. Ma siccome La Bestia ha bisogno continuamente di alimentarsi, Report ha scoperto delle mail inedite nel database del consorzio giornalistico Occrp, mandate all’indomani della vittoria delle elezioni nel 2018 dove Morisi scrive a Centemero, il tesoriere, a Giorgetti e a Siri manifestando la necessità di creare uno strumento per incassare dei fondi.
Risponde Siri proponendone uno che non funziona come un soggetto giuridico vero e proprio, una sorta di associazione non riconosciuta. In questo modo può non presentare i bilanci e l’elenco dei componenti in prefettura. Morisi dice ‘facciamo presto perché Matteo ha fretta, d’altra parte uno strumento giuridico di questo tipo serve anche a me per incrementare l’attività social’. Ecco - conclude Ranucci - ma perché non scelgono una volta tanto uno strumento trasparente, perché non si finanziano direttamente dal partito?”.