Il Ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli ha relazionato in Parlamento relativamente alla situazione del'ex Ilva, dove da qualche giorno ci si confronta con la prospettiva concreta che ArcelorMittal possa recedere dal contratto sfruttando qualche clausola presente nell'accordo. In particolare l'opposizione, con la Lega in testa, è particolarmente furente per la scelta di revocare lo scudo penale per scelta della maggioranza. L'eventuale addio del colosso franco-indiano comporterebbe il serio rischio di avere sedicimila disoccupati ed è proprio su questo fronte che si è registrato un furente intervento del capogruppo alla Camera del Carroccio Riccardo Molinari, a cui è seguita una coreografica manifestazioni di protesta dei leghisti con tanto di striscioni.

Molinari sottolinea il voto all'emendamento Lezzi

L'idea di togliere l'immunità, assicurata dallo scudo penale, ad ArcelorMittal è una battaglia condotta dal M5S, finalizzata a dare alla magistratura il modo di fare luce su quelle che sono situazioni che, nel tempo, hanno coinvolto operai morti per cause forse imputabili al lavoro nell'acciaieria e rendono l'area di Taranto più esposta a problemi oncologici. Il risvolto della medaglia è che, venuta meno l'immunità, ArcelorMittal pare orientata a scegliere di recedere dal contratto, forse facendo leva su una clausola apposita presente nell'accordo. A farne le spese potrebbero essere i sedicimila dipendenti che potrebbero restare senza lavoro. "È - ha detto Molinari alla Camera - sempre una pessima notizia, quando si deve dire l'avevamo detto.

Con senso di responsabilità - ha proseguito - la Lega ha cercato di porre l'attenzione su quella che era la vicenda principale. L'attuale maggioranza aveva deciso, al Senato, votando l'emendamento Lezzi, di cancellare quella norma dii tutela penale che era stata concordata da Arcelor Mittal e dal Mise come condizione perché mantenesse la produzione in Italia ed i posti di lavoro".

Per Molinari qualcuno vuole scalpo di ArcelorMittal

Secondo Molinari c'era chi aspirava a eliminare dalla scena ArcelorMittal, ottenendone lo scalpo per dare seguito ad una "promessa elettorale". Il tutto perdendo di vista ciò che sarebbe accaduto realmente ossia "la perdita della filiera dell'acciaio in Italia e la perdita della credibilità internazionale del nostro Paese".

E non mancano le frecciate all'intero governo: "Davanti a sedicimila disoccupati, non c'è accordo di maggioranza che tenga. Ci si oppone a questa follia".

Così come si punta il dito sul fatto che si faccia di tutto per allontanare investimenti stranieri: "Non basta essere il Paese d'Europa con la più alta pressione fiscale, li vogliamo andare ancora via e mandiamo via anche quelli che già ci sono. Siamo talmente geniali - ha proseguito Molinari - che ci inventiamo la tassa sulla plastica, quando siamo il primo produttore di plastica in Europa e mettiamo la tassa solo sulla produzione che va nel mercato interno. Questa è follia".

Poi è arrivata l'ultima frecciata alla maggioranza alimentando il sospetto che sedicimila posti di lavoro, per chi governa, potrebbero interessare meno di difendere una manciata di posti di lavoro rappresentati dalle poltrone di ministri e sottosegretari.

A quel punto dai banchi della Lega si sono levati dei maxi-striscioni con uno striscione eloquente: "A casa voi, non gli operai". È toccato a Fico, Presidente della Camera, provare a riportare le cose all'ordine.