Nella puntata di questa domenica 1° dicembre di "Che tempo che fa", programma condotto da Fabio Fazio su Rai 2, sono stati ospiti fra gli altri Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa. Si tratta dei quattro giovani fondatori del cosiddetto 'movimento delle Sardine' che nelle ultime settimane sta monopolizzando il dibattito mediatico, in particolare in contrapposizione alle politiche dell'ex ministro leghista Matteo Salvini.

I quattro giovani hanno spiegato cosa fanno nella vita: Mattia Santori è economista e istruttore sportivo, Giulia Trappoloni è fisioterapista e insegna danza, Roberto Morotti è ingegnere in uno studio di progettazione, mentre Andrea Garreffa organizza tour in bici.

I quattro fondatori delle Sardine ospiti da Fazio

I quattro ragazzi hanno scelto di far intervenire in particolare Mattia Santori, che ha quindi risposto alle domande di Fazio, spiegando innanzitutto: "L'idea delle Sardine è nata in una notte insonne, mandando un messaggio ad Andrea e Roberto dicendo che volevo parlare loro. Io e gli altri tre fondatori abbiamo vissuto insieme per quattro anni, condividendo casa ed esperienze. Ad un tavolo è nata l'idea di un'alternativa alla campagne elettorale che ci sarebbe stata in Emilia Romagna".

Poi Mattia Santori ha proseguito: "Noi abbiamo ragionato sul contatto fra virtuale e reale, perché in Italia in questo momento sul lato virtuale c'è un grande problema.

E così abbiamo deciso di combattere la "bestia" del populismo, contrapponendogli dei corpi fisici per un motivo preciso: perché un corpo fisico in una piazza non è manipolabile. Mentre tutto il consenso sul web lo è. Noi abbiamo deciso di fare una guerra di numeri che non sarebbe stata manipolabile. Il nostro è un messaggio potente che non ha bisogno di filtri".

'Siamo il più grande movimento di avvicinamento alla politica degli ultimi 20 anni e il nemico numero uno del populismo'

Santori ha poi aggiunto: "L'assenza di simboli e bandiere è stata chiarita da subito e ha reso possibile un'unione che probabilmente negli ultimi anni non era possibile. Si sono unite persone diverse per lanciare un messaggio chiaro: è ora di cambiare linguaggio politico.

Non si può fare della diversità un nemico a tutti i costi. Molti negli ultimi anni pensavano a parlare alla pancia e non al cervello. (...) C'è un grande rispetto della nostra autonomia da parte dei partiti di sinistra e del M5S. E' importante pensare che c'è ancora una sinistra e c'è un popolo che partecipa e torna nelle piazze. Credo che questo sia il più grande movimento di avvicinamento alla Politica degli ultimi 20 anni. La scommessa nostra è stata di rivendicare un pensiero e chiedere alla nostra gente di aiutare e rispettare i politici. Ci siamo accorti che non ovunque in Italia c'è una vera rappresentanza politica. Serve la "coerenza" e un'alternativa al pensiero unico dominante populista e sovranista.

(...) Noi siamo temuti a destra, mentre a sinistra facciamo riflettere. Nessuno di noi quattro ha mai avuto tessere politiche".

In seguito Mattia Santori ha detto: "Noi vogliamo dar voce a chi esprime un concetto politico partendo dal basso, a cui nessuno ha dato spazio prima. Le persone che vengono in piazza esprimono un concetto di società diversa. Noi vorremmo anche creare una nuova unità fra nord e sud, a differenza di quanto accade. Qualcuno si è accorto che il nostro è un messaggio potente: siamo diventati il nemico numero uno del populismo di destra non solo in Italia, ma stiamo diventando scomodi anche in Europa. Lo si vede da quanto siamo attaccati sul web".

Mattia Santori: 'Ci sono dei temi complessi che non possono essere risolti con gli slogan'

Santori ha poi concluso: "Negli ultimi anni non è stato facile identificarsi nei partiti. Il vuoto di rappresentanza a tratti ha colpito anche noi. L'elettore ha il diritto di scegliere e il dovere di informarsi. Forse ultimamente molti non lo hanno fatto. (...) Noi ci riconosciamo nella complessità della politica, questo vale sul tema di Taranto come su altri argomenti: ci sono dei temi complessi che non possono essere risolti con gli slogan, tipo 'Prima gli Italiani'. (...) Siamo in contatto solo con alcune persone impegnate in politica a Bologna, ma non del centrosinistra o del PD, ma di partiti più piccoli. Però noi ci confrontiamo con tutti: abbiamo informazioni che alla politica servono e la politica ha strutture che a noi mancano".