Gianluigi Paragone, senatore del Movimento Cinque Stelle, continua ad essere particolarmente critico nei confronti del suo movimento. Il parlamentare è in attesa di giudizio da parte dei probiviri pentastellati e rischia addirittura l'espulsione. Da tempo accusa i suoi di avere tradito il mandato degli elettori e di essere diventati quasi facenti parte di quel 'sistema' che tanto si erano impegnati a combattere. Ha osteggiato la formazione del governo giallorosso, l'ultima manovra economica e l'indirizzo fin troppo, a suo dire, europeista preso dopo l'unione governativa con il Pd.
Adesso, in un'intervista rilasciata a Quotidiano.net, non ha fatto alcun tipo di passo indietro, continuando a sostenere le sue tesi e minacciando persino di ricorrere alle vie legali in caso di espulsione dal M5S.
Paragone segnala incompatibilità di alcuni probiviri
Paragone, rispetto alla possibilità che possa maturare una sua espulsione dal Movimento Cinque Stelle, è chiaro. "Ci proveranno. Forse - rivela - ce la faranno pure, ma metterò in evidenza che il collegio dei probiviri è composto da persone che sono incompatibili". Sospetti che trovano spiegazioni nei chiarimenti forniti. I riferimenti del senatore riguardano, ad esempio, il Ministro Dadone. A suo dire la sua posizione non sarebbe legittima sulla base del fatto che si tratterebbe di una persona sia facente parte dei probiviri che della squadra di governo.
Il giornalista si è detto, inoltre, pronto ad appellarsi a qualsiasi decisione e, qualora dovessero maturare tempi lunghi, si è detto pronto ad andare dal Guardasigilli Bonafede per segnalargli la sua incapacità a garantire tempi certi di giustizia, nemmeno nelle questioni interne ai grillini.
Il senatore M5S pronto a ricorrere a giustizia ordinaria
Gianluigi Paragone è fortemente determinato a difendere la sua posizione. "Se - aggiunge - tutto questo non dovesse bastare, allora resterà sempre la giustizia ordinaria". Da tempo è noto che i parlamentari del Movimento Cinque Stelle, nell'ambito della loro ideologia anti-casta, sono chiamati a restituire buona parte della loro retribuzione attraverso un flusso che arriva al partito e viene poi investito in altre situazioni a vantaggio dei cittadini.
Accadrebbe, però, secondo alcuni, che non tutti lo facciano. Tra quelli che hanno denunciato questa presunta pratica c'è stato proprio Paragone, che sembra quantomeno infastidito dal fatto che la sua posizione sia passibile di espulsione, a differenza di quanti non hanno mantenuto i patti economici. "Perché - sottolinea - tutti quelli che hanno disatteso la regola della rendicontazione non verranno espulsi, allora vorrà dire che questo è solo una truffa". Secondo Paragone, inoltre, questo governo potrebbe durare due o tre anni, ma ciò che lo fa rammaricare è altro: "Il Movimento ha rinnegato se stesso. E io farò di tutto per metterli davanti a questo tradimento".