Non è un momento facile per il Movimento Cinque Stelle. Sondaggi e ultimi risultati elettorali consegnano ai pentastellati scenari che non possono essere soddisfacenti per un partito che, alle politiche del 2018, è stato il primo su scala nazionale. Diversi esponenti manifestano un certo malcontento per quella che è stata la direzione intrapresa e, tra questi, c'è il senatore Gianluigi Paragone. La sua condotta è destinata ad essere giudicata dai probiviri del partito e, per lui, esiste addirittura il rischio di espulsione. Da tempo il conduttore televisivo si è schierato contro certe scelte: da quella di creare un'intesa governativa con il Partito Democratico a quella di non votare a favore della Manovra.

Nel frattempo si è concesso a Libero in un'intervista in cui, senza peli sulla lingua, ha detto la sua. Le dichiarazioni sono state pubblicate nell'edizione cartacea dello scorso 23 dicembre.

Paragone dice che non c'è il più il Movimento

A domanda precisa sul perché, al momento, all'interno del M5S alberghi un certo malcontento e una diffusa voglia di andare via, Paragone fornisce una risposta precisa. "Perché non c'è più il Movimento", evidenziando come oggi ci sia un gruppo che intenda evolversi in partito, nel senso arcaico del termine, combattuto dai grillini della prima ora. Il riferimento è al fatto che, inizialmente, proprio il M5s aspirava ad essere tutt'altro. Tuttavia, non manca di rifilare qualche stilettata a chi ha scelto di transitare verso la Lega, come hanno fatto tre senatori, ormai ex pentastellati.

"Non mi è piaciuta - ha rivelato - la velocità" Paragone non ha dubbi, però, su quale sia il peccato originale dell'attuale M5s: "Il programma era chiaro, lo stanno tradendo".

Di Maio per Paragone dice frasette da elementari

Paragone è ansioso di sapere quale sarà il destino: "Devono dirmi se sono dentro o fuori". Rispetto al fatto che anche lui possa andare verso la Lega, il senatore non è così convinto.

In particolare l'endorsement dato dal Carroccio verso Draghi sarebbe un presupposto che lo scoraggerebbe. Paragone è, infatti, noto per le sue idee particolarmente dure nei confronti dell'austerity in alcuni casi voluta da Bruxelles e applicata dall'Italia. La figura dell'ex presidente della Banca Centrale Europea non lo affascina e, nel corso della sua intervista, non ne fa mistero, anzi.

Non mancano le stoccate a Di Maio che riterrebbe il 'dissentire' di alcuni in questa fase, come nel caso di Paragone, un remare contro il Paese. "Mi fa un po' tenerezza - ha detto il senatore - E' come il povero Giacomo della Settimana Enigmistica. Non so neanche cosa dirgli. Il Paese non mi sembra voglia questo governo e queste ricette. La sua è una frasetta da bambino delle scuole elementari".