Il professor Paolo Becchi, ospite di Piazzapulita giovedì 30 gennaio, svela alcuni retroscena inediti sulla crisi di agosto del governo gialloverde, quando dal Papeete Matteo Salvini staccò la spina all’alleanza tra la Lega e il M5S. Invitato per presentare il suo ultimo libro, ‘Ladri di democrazia, la crisi di governo più pazza del mondo’, il filosofo e docente genovese, una volta molto vicino al M5S, rivela che, in quella rovente estate del 2019, l’allora capo politico pentastellato, Luigi Di Maio, dopo la prima rottura, pose come condizione irrevocabile per ricucire lo strappo quella di diventare lui Presidente del Consiglio al posto di Conte, obbligando addirittura Salvini a telefonare a Sergio Mattarella per comunicarglielo.

Telefonata effettivamente avvenuta secondo Becchi la mattina del 25 agosto. Il Presidente della Repubblica, assente in quel momento, richiamò il leader della Lega nel pomeriggio, ma poi decise di non dare seguito alla proposta dei gialloverdi.

Paolo Becchi a Piazzapulita: ‘Voi non sapete quello che è avvenuto nel mese di agosto’

“Che cosa è successo questa estate? - comincia a raccontare il contenuto del suo libro il professor Paolo Becchi - Lì Salvini ha commesso un gravissimo errore secondo me, cioè quello di dire a un certo punto ‘sono forte abbastanza, stacco la spina, ho la possibilità di andare ad elezioni e incassare’. Questo è stato un errore perché si è realizzato qualcosa di completamente diverso.

Però, attenzione - rivela Becchi - quello che non si sa è quello che è avvenuto nel mese di agosto. Perché voi avete le notizie che sono apparse sui giornali, ma non quello che effettivamente è successo. Perché prima c’è stato l’intervento di Grillo e il giorno dopo, immediatamente, l’intervento di Renzi che ha capito subito che si poteva fare qualcosa di diverso con il M5S.

Siamo ai primi giorni di agosto, immediatamente dopo che Salvini stacca la spina”.

Paolo Becchi: ‘Di Maio rispose al mio messaggio, non voleva la rottura con Salvini’

Salvini capisce immediatamente che ha commesso un errore, vorrebbe ritornare indietro. Ma come fare? - prosegue nel suo racconto Paolo Becchi - Io in quel periodo lì ero ancora in rapporti con Di Maio e gli ho scritto un messaggino come si usa fare.

Gli dico ‘Scusami Luigi, Salvini avrà fatto pure un errore, ma a questo punto cosa vuoi fare, un governo con il Pd?’. Credevo che non mi rispondesse neanche. Dopo un giorno mi risponde e mi dice: ‘Ti credi che mi faccia piacere questa cosa?’. E allora io ho cominciato a capire che non voleva questa rottura e ho cercato di ricostituire il rapporto tra lui e Salvini. Ho fatto da mediatore per rimettere in piedi il governo gialloverde. E ci stavo riuscendo perché, a un certo punto, dopo Ferragosto, Di Maio accetta questa cosa e cerca di prendere tempo”.

Paolo Becchi contro Mattarella: ‘Se mi contesta vedremo cosa succede’

“Ecco perché allora i giornali si chiedevano cosa stesse accadendo - chiosa Paolo Becchi - perché non era chiaro, ma c’era questa trattativa in corso che tenevo io praticamente.

Bisognava trovare un punto di incontro. Cosa chiedeva Di Maio in cambio? - gli ho chiesto. ‘La Presidenza del Consiglio’, è stata la risposta. Allora lì c’è stata una discussione con Salvini. Alla fine Salvini accetta. Questo è spiegato nel mio libro che non è una storia di avventura, posso documentare tutto - mette le mani avanti Paolo Becchi per difendere la sua correttezza - succede che Di Maio pone come condizione che Salvini telefoni al Presidente della Repubblica e gli faccia questa proposta, prima dell’incontro fissato per il 25 di agosto. E cioè che il governo gialloverde va avanti, c’è l’intesa con Di Maio che diventerà Presidente del Consiglio. Salvini telefona la mattina, Mattarella non c’è perché è in viaggio in aereo.

Nel pomeriggio il Presidente della Repubblica richiama, se mi contesta vedremo cosa succede perché la telefonata c’è stata, e Salvini gli fa la proposta. Quello che è successo dopo quella telefonata ovviamente io non lo so - conclude il professore - so soltanto che il giorno dopo, il 26 agosto, Zingaretti, che aveva detto che non avrebbe mai fatto l’accordo sul Conte bis, dice invece che Conte gli andava bene”.