Nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 marzo, sindacati, imprese e governo hanno raggiunto un’intesa allo scopo di firmare un protocollo condiviso per garantire la sicurezza dei lavoratori delle fabbriche italiane, da tenere necessariamente aperte anche in piena emergenza Coronavirus. Le sigle sindacati erano scese sul piede di guerra perché, denunciavano, su molti posti di lavoro non sarebbero state garantite le condizioni necessarie e utili a preservare gli operai dal rischio di contagio, come ad esempio le norme igieniche e le distanze minime da osservare.

Poche ore prima dell’accordo, però, Vittorio Feltri si era scagliato contro i sindacati colpevoli, a suo dire, di voler paralizzare il Paese e di far morire quindi il popolo di “inedia”.

Accordo raggiunto tra Governo, imprese e sindacati contro il rischio coronavirus nelle fabbriche

Come già anticipato, le parti sociali (governo Conte, rappresentanti delle imprese e sindacati) hanno finalmente trovato un accordo sul protocollo da adottare per garantire che il coronavirus non si diffonda anche nelle fabbriche italiane. Dopo un interminabile tira e molla, avvenuto ovviamente in videoconferenza, tutti si sono detti d’accordo nel varare un “protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”.

Il governo ha rassicurato i lavoratori sul fatto che verranno utilizzati ammortizzatori sociali e che i loro luoghi di lavoro resteranno chiusi per qualche giorno, in attesa che le nuove regole vengano comunicate nel dettaglio e messe in pratica.

Secondo Feltri i sindacati sono peggio del coronavirus

Insomma, tra Confindustria, Confapi e quasi tutte le sigle sindacali, comprese Cgil, Cisl e Uil, è pace fatta.

Almeno finché l’emergenza coronavirus non sarà terminata. Il Presidente del Consiglio Conte, poi, ha garantito il reperimento di mascherine e guanti per tutti i lavoratori. Poche ore prima di quella che può essere considerata una bella notizia per gli operai, però, Vittorio Feltri aveva sparato a palle incatenate proprio contro i sindacati che, fino a prova contraria, tutelano i loro interessi.

Il fondatore del quotidiano Libero ha vergato un editoriale (apparso oggi online, ndr) dal titolo inequivocabile: ‘Sindacati più pericolosi del coronavirus'.

‘Chi non crepa di corona muore di fame’

La tesi di Feltri è che alcuni leader dei sindacati vorrebbero “farci morire” perché hanno proposto la chiusura di tutte le fabbriche. Il giornalista ammette innanzitutto di “non avere mai avuto simpatia” per loro, sin dai caldissimi anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso, quando la lotta sindacale era dura e, spesso, anche violenta. Feltri parla apertamente di “insensatezza sindacale” perché alcuni “tribuni del popolazzo”, come li bolla lui, hanno proposto di chiudere anche le fabbriche che producono beni di “vitale importanza”. In questo modo, chiosa il giornalista, il popolo italiano non morirebbe per il coronavirus, bensì di “inedia”. Insomma, conclude, “chi non crepa di corona muore di fame.