La nota virologa Maria Rita Gismondo sul Fatto Quotidiano è tornata a firmare un articolo per la sua rubrica Antivirus. Nell'edizione del 19 maggio ha segnalato l'importanza del così detto "periodo canaglia". Si riferisce al range temporale che intercorre tra il momento in cui una persona si sottopone ad un tampone per la diagnosi del nuovo coronavirus e quello in cui ne riceve l'esito. La direttrice della Microbiologia clinica e virologia del Sacco di Milano ha evidenziato quanto la dilatazione di questa fase rappresenti un rischio tangibile ai fini della propagazione del contagio.

Gismondo parla del rischio contagio familiare

La prassi prevede che, in alcuni casi, vengano fatti i tamponi agli asintomatici. Si tratta di soggetti che, pur non presentando sintomi, rischiano ugualmente di diffondere il nuovo Coronavirus. Può accadere perciò che questi, per qualche motivo, vengano sottoposti al tampone e fino alla ricezione dell'esito continuino ad avere rapporti sociali con altri soggetti. Più giorni passano e più aumentano le possibilità che, in quello che la dottoressa definisce "periodo canaglia", si generino nuovi contagi a livello familiare o di condominio. Il rischio è più elevato nelle regioni in cui occorrono molti giorni per conoscere la positività al nuovo Coronavirus dopo essersi sottoposti a un tampone.

Coronavirus: il Veneto ha una super macchina per i tamponi

La lentezza, secondo Maria Rita Gismondo, trova ampia spiegazione in quella che è la dotazione strumentale dei laboratori diagnostici italiani. Come segnalato nella rubrica le strutture sono state potenziate con macchine che, in media, impiegano dalle 3 alle 5 ore per un ciclo diagnostico sui tamponi.

Si tratta di un'unità che comprende tra i 48 ed i 96 tamponi. È noto come ci siano soluzioni tecnologiche che vadano a velocità sensibilmente superiori. "Esistono strumenti - spiega la Gismondo - che sono a caricamento continuo e impiegano 15 minuti. Peccato che non li produciamo in Italia e bisogna accontentarsi di quello che arriva".

Inoltre i Paesi che possono vantare produzioni industriali di così alta specializzazione, in questa precisa fase storica, preferiscono non esportare articoli che possono tornare così utili. Una regione italiana che può avvalersi di una macchina in grado di processare rapidamente i tamponi è il Veneto che ha avuto grande tempestività nell'acquistarla per intuizione del virologo Andrea Crisanti. Non resta che attendere per capire se, in un prossimo futuro, sarà possibile reperirne altre sul mercato e dotare anche gli altri laboratori italiani di strumentazioni all'avanguardia.