Intervistare Gianluigi Paragone in una rovente mattinata di luglio è come camminare a piedi nudi in mezzo ai bracieri ardenti. Perché ardente (e ardito) è il progetto politico che il senatore ha in mente di far conoscere all'Italia tra poche settimane. Si tratta, ci ha riferito, del primo partito italiano che ha come obiettivo dichiarato l’uscita dall'Unione europea. “Qualcuno ha provato a fornire delle suggestioni contrarie all'Unione europea e all'euro – ha detto - ma nessuno ha apertamente dichiarato di voler uscire. Il nostro è un partito funzionale all'uscita, per me è la prima questione che pongo sul tavolo perché si tratta di scardinare l'architettura neoliberista dell'Ue”.

Il nome ancora non c’è. Per molti si dovrebbe chiamare semplicemente “Italexit”, ma a Paragone non piacciono gli anglicismi perché questo, assicura, vuole essere “un partito che vuole mettere l'accento sull'italianità e sull'Italia”.

Intervista a Paragone: 'Il nuovo partito non commetterà gli errori del M5S'

Senatore Paragone, ci sono altri parlamentari già disposti a seguirla?

No, perché il mio sguardo è rivolto fuori dal parlamento. Quando avranno chiaro il progetto, potranno comunicarmi il loro interesse. Ma se pensano che questo nuovo soggetto possa essere una barca per stare comodi si sbagliano di grosso, perché la comodità non appartiene al mio linguaggio e a chi, convintamente, si ritiene anti-sistema.

Ci sarà un congresso? Come sarà organizzato il partito? Sarà qualcosa di più simile a un partito tradizionale o ricalcherà le esperienze iniziali del M5S (meet up, uso di una piattaforma telematica)?

Far nascere un partito non è come organizzare una partita di calcetto, quindi nella fase iniziale avremmo bisogno di tutta la flessibilità che una piattaforma di raccolta della partecipazione può fornire, però, a partire da quel momento, bisogna immediatamente strutturarsi in una forma che per me è la forma-partito.

Serve un patito perché la sfida che proponiamo è difficile e c'è bisogno di un'organizzazione partitica. Il caos interno al M5S è figlio di una mancata perimetrazione dell'organizzazione: o scegli di affidarti alla piattaforma Rousseau e alla "democrazia diretta", oppure scegli di seguire un po' Rousseau, un po' bisogna superare il meetup, un po' bisogna fare il partito, ecc.

Se bisogna fare un po' di tutto, alla fine fai un po' di niente, e la confusione che regna è figlia di questa scelta.

Paragone: 'Voglio un partito, non una sommatoria delle singole forze sovraniste'

Crede che il nuovo soggetto possa rappresentare un’opportunità per far convergere le altre forze sovraniste esistenti (penso ad esempio a Vox di Fusaro o il Fronte Sovranista Italiano)?

Non credo alla somma delle diverse forze. Credo invece che qualcuna debba essere capofila, per normale dialettica partitica. In Francia abbiamo ancora tanti partiti comunisti. Se c'è una competizione interna non viene danneggiata la dialettica partitica. L'importante è dare la possibilità agli elettori di esprimersi: l'elettore che ha una sola croce a disposizione sceglierà alla fine la forza che lo convince di più.

Ripeto: non credo nella somma delle singole forze, anche perché alcune (delle forze sovraniste, ndr) non hanno la capacità di trasformarsi in partito nazionale.

C'è un’idea di sviluppo che questo governo, sulla base delle indicazioni del Piano Colao, sta portando avanti. Cosa ne pensa, senatore Paragone?

La matrice del Piano Colao è del tutto aziendalista e manageriale, mentre dovremmo rifiutare l'idea secondo cui, per uscire dalla crisi, l'Italia debba adottare dei modelli manageriali. Ciò vale anche per quanto riguarda il rilancio del turismo. L'Italia non è un brand, non puoi venderla sul mercato. Io respingo fortemente la globalizzazione che vuole un mondo standardizzato e da brandizzare, soffocando diversità e varietà delle culture, delle identità, delle tradizioni.

Uno dei motivi per cui l'Unione europea non mi piace è che incarna pienamente questa logica di standardizzazione. Infatti, non sono riusciti a costruire l'Europa Politica perché la sua esistenza avrebbe dovuto presupporre l'accettazione delle diversità delle culture, delle identità, delle singole storie nazionali. Questo fallimento è stato compensato con la costruzione di un'Unione monetaria, una moneta "a taglia unica". Il risultato è che da una parte abbiamo una moneta unica con tanto di cambio fisso, dall'altra l'esistenza di paradisi fiscali all'interno dell'Europa. Tanto la globalizzazione, quanto la costruzione di un mercato unico europeo sono state condotte a colpi di retorica come quella della lotta alle disuguaglianze a al divario tra ricchi e poveri, quando in realtà è che è accaduto esattamente il contrario: la forbice tra ricchi e poveri si dilata sempre di più.

L'ordine globale post-nazionale è il risultato di un processo a vantaggio delle élite: non è un caso che le massonerie finanziarie avessero come scopo quello di sostituire e superare gli Stati. Poi qualcuno a sinistra ha fatto confusione e ha sovrapposto internazionalismo e globalismo, senza considerare che le redini di quel processo erano in mano a banche ed élite finanziarie.

Quando si è insediato il Conte II Lei disse più o meno che sarebbe stato disposto a votare la fiducia al nuovo esecutivo qualora ci fosse stato Fassina al posto di Gualtieri. Oggi sarebbe dello stesso avviso? Cosa rimprovera principalmente a questa maggioranza?

All'epoca lanciai una provocazione e dissi: "io mi sono candidato con il M5S con un programma dichiaratamente antiliberista e contrario a questa Ue.

Dal momento che ritengo che il governo nascerà sul solco della predicazione unionista, vorrei avere delle prove del fatto che non sia così. Dimostratemi dunque che sbaglio: mettete al Mef un ministro come Fassina lontano da quelle predicazioni". Il risultato è che non solo hanno nominato Gualtieri alle Finanze, ma hanno piazzato persino Gentiloni alla Commissione Ue. Gli scenari economici prevedono un crollo del Pil a -13%, ma agli analisti sfugge che ciò significa sangue vivo sulla schiena degli italiani, a causa dei tanti posti di lavoro che andranno perduti e della miriade di imprese che salteranno in aria. Immaginiamo cosa significhi oggi perdere il posto di lavoro a 45 anni, dover tornare a casa e spiegare a moglie e figli che non hai di che pagare i conti del mese...Immedesimiamoci nel dramma di un piccolo imprenditore, costretto a chiudere in una situazione di sofferenza con le banche che ti chiedono di rientrare dei debiti e l'Agenzia delle entrate che ti impedisce qualsiasi ripartenza.

Pensiamo veramente di mandare avanti l'Italia a reddito di cittadinanza? Il reddito di cittadinanza è una corsia d'emergenza, non l'autostrada. Attenzione a confondere una rete di protezione che serve da sostegno con una ricetta per lo sviluppo. I nostri Padri costituenti lanciarono una sfida alle classi dirigenti dell'epoca e a quelle future: la piena occupazione. Non dimentichiamo che la parola "lavoro", nella nostra Costituzione, è ancorata alla parola "Repubblica democratica".

Paragone: 'La Costituzione deve essere un faro, mai detto che sarei approdato alla Lega'

A proposito di Costituzione, si dice che lei sia vicino al patriottismo costituzionale di sinistra o al cosiddetto “sovranismo socialista”…

La Costituzione è un testo oggi appare rivoluzionario.

L'articolo 36 della nostra Carta, ad esempio, sancisce il diritto ad una retribuzione "sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa". I liberisti in questi anni ci hanno abituato a dimenticare cosa significhi "un'esistenza libera e dignitosa": hanno sostituito la retribuzione con la paga e, progressivamente, la paga con la paghetta. Così ci hanno costretto a indebitarci. La crisi finanziaria del 2008 ne è l'emblema: i costi della crisi sono stati pagati dal ceto medio, impoveritosi dopo che è stato costretto a indebitarsi. Io credo che occorra innanzitutto recuperare il senso della Costituzione e dei diritti che essa sancisce. Oggi l'Unione europea è fatta di multinazionali che, grazie al dumping fiscale e lavorativo, sono libere di scorrazzare per l'Europa, sfruttando lavoratori a norma di legge in Italia o nella dorsale est-europea.

Pensiamo davvero di costruire così la cittadinanza europea?

E come risponde a chi l’accusa di una certa contiguità con la Lega e, in generale, col sovranismo di destra?

Quello per cui sarei uscito dal M5S per passare alla Lega è un retroscena che va avanti da tempo. Invece, sono ancora ben impiantato nel gruppo misto e sto lanciando un nuovo partito. Tutti quelli che sostenevano sarei stato "il primo acquisto della Lega" e che avrei traghettato i delusi del M5S verso Salvini resteranno delusi. La Lega mi sembra schizofrenica: non puoi essere contro l'euro e poi dichiararti disponibile a sostenere un eventuale governo Draghi. Sono sovranista perché credo nella centralità dello Stato e nel suo primato rispetto agli interessi dei privati e dei mercati finanziari.