"Lo temevo già da agosto, speravo di sbagliarmi e invece...". Sono le parole con cui Massimo Galli, in un'intervista Repubblica, esprime la preoccupazione e il rammarico che si starebbe profilando sul fronte Coronavirus. Il direttore di Malattie Infettive del Sacco di Milano ha spiegato come la situazione del capoluogo meneghino sia allarmante e come, ad oggi, le proiezioni del contagio prefigurino, per l'Italia, scenari simili a quelli di altri paesi dell'Europa.
Coronavirus: Galli spiega la situazione di Milano
"Guardi - dice Massimo Galli rivolgendosi all'intervistatrice Alessandra Ziniti - siamo nella peste".
Espressione che certifica il grado dei problemi che si starebbero profilando nelle strutture sanitarie. La mente va immediatamente a quanto accadeva nei mesi di marzo ed aprile. "Sto cercando - prosegue l'infettivologo - di occuparmi di tutti i pazienti che ho qui. Mi pare un tragico dejà vu".
Il punto di vista del medico è quello di chi sente che le cose stanno andando come non si sarebbe augurato. Galli definisce la situazione "al limite della saturazione" e sottolinea come gli effetti delle nuove restrizioni dovrebbero funzionare subito. "Diversamente - ha specificato - la strada già tracciata è quella degli altri paesi".
Coronavirus: l'ipotesi lockdown per Galli è la più semplice
Persino focalizzarsi su quelli che sono stati i dati evidenziati dagli ultimi bollettini sarebbe, per Galli, un'azione tardiva.
Questo, a suo avviso, è il momento di guardare al futuro e valutare ciò che potrebbe accadere. "Dobbiamo - rivela l'infettivologo - guardare le proiezioni che purtroppo hanno poche probabilità di fallire. Tra quindici giorni saremo come la Francia, la Spagna ,il Regno Unito". L'altra criticità segnalata da Galli è che adesso l'infezione si è diffusa in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale e andrà a toccare zone che hanno vissuto la prima ondata e potrebbero non avere strutture adeguatamente attrezzate.
Inevitabile chiedersi se il futuro necessario per l'Italia possa essere il temuto lockdown. Galli non lo vede come uno scenario ineluttabile, ma anzi preferirebbe che si trovassero strade alternative. Lo definisce, infatti, come "la misura più semplice, perché non hai bisogno di lambiccarti il cervello a trovare altre soluzioni".
Nel frattempo inizia a farsi strada l'ipotesi di un coprifuoco dopo le 22. L'obiettivo è limitare rischi che ormai, stando alle dichiarazioni di alcuni scienziati sono sempre più alti.